Nessuna sorpresa alle elezioni presidenziali in Romania: al primo turno il capo dello Stato uscente, il centrista liberal ed europeista Klaus Iohannis, esce vincitore, e tutti i sondaggi lo danno vincente al ballottaggio che si terrà il 24 novembre. Alla fine delle operazioni di scrutinio Iohannis è in testa col 36,6 per cento dei voti. La sua avversaria socialdemocratica Viorica Dancila è solo al 23,8 per cento, terzo è il liberale Dan Barna con il 13,9%. Sconfitta per i sovranisti nell’Est dell’Unione europea e della Nato. Al contrario, Iohannis ha sempre difeso i valori democratici europei. La partecipazione al voto è stata del 48 per cento, ben superiore alla media in Romania, e hanno votato anche molti romeni residenti all’estero.
Lotta alla corruzione
Il successo di Iohannis (presidente dal 2014) è una vittoria della società civile romena che da anni si batte contro la lunga èra di corruzione, malversazione e abusi di potere dei governi guidati dal Partito socialdemocratico, schierato su posizioni sovraniste e anti-integrazione che, spiega Repubblica, ha varato riforme che hanno gravemente indebolito l’indipendenza della magistratura, attirandosi dure critiche della Ue. Il leader degli sconfitti, il potentissimo Liviu Dragnea, è stato condannato per frodi e illeciti gravi e sta scontando tre anni di carcere. Ma non è l'unico. Nel 2017 quasi 1.300 funzionari sono stati rinviati a giudizio in tutto il Paese per reati di corruzione, con un danno di 260 milioni di euro per le casse dello Stato. Tra questi casi anche scandali di alto livello, che hanno coinvolto tre ministri, 17 parlamentari, 16 magistrati e 20 dirigenti di aziende pubbliche.