E’ entrata nel vivo la compagna elettorale spagnola in vista delle elezioni del prossimo 26 giugno. Nella serata di ieri i quattro candidati che aspirano a ricoprire la carica di Premier si sono confrontati in un dibattito televisivo in vista delle politiche anticipate. Per la prima volta dalla fine del bipolarismo, l’attuale premier Mariano Rajoy ha partecipato al dibattito andato in onda fino a tarda notte a reti unificate.
Tutti contro tutti, ma soprattutto contro Rajoy. Come era stato previsto da diversi analisti, contro il leader popolare si sono rivolti gli attacchi più duri e le critiche del Psoe Pedro Sanchez, di Pablo Iglesias di Podemos e di Albert Rivera di Ciudadanos. Ci sono stati anche scambi critici fra Rivera e Iglesias e fra il leader socialista e il segretario di Podemos. Sanchez e Rivera hanno invece evitato di graffiarsi. Sanchez ha rimproverato sistematicamente a Iglesias di avere votato “con il signor Rajoy” contro la sua investitura a premier nel marzo scorso. Il leader di Podemos ha replicato a bassa voce mentre il leader socialista parlava, “sbagli nemico, l’avversario è Rajoy”.
La tensione è salita quando i quattro leader hanno parlato della piaga endemica della corruzione nel paese. Rivera, Sanchez e Iglesias hanno attaccato il Pp, cui diversi esponenti sono indagati per presunte malversazioni. Rajoy ha replicato ricordando che due ex-presidenti del Psoe sono stati a loro volta rinviati a giudizio per lo scandalo degli Ere in Andalusia. Il premier uscente ha anche criticato gli avversari che “parlano di risolvere i problemi per magia, mentre governare è molto difficile”, sottolineando cosi l’inesperienza dei rivali. Il dibattito è stato definito “storico” dalla stampa spagnola. E’ il primo fra quattro candidati premier dalla fine del franchismo, e non come finora fra i leader di Pp e Psoe, i due partiti che hanno governato in alternanza la Spagna negli ultimi 40 anni. Attaccato sul giro di vite imposto durante la legislatura 2011-2015 per fare uscire il paese dalla crisi Rajoy ha ricordato anche di avere preso il paese “sul bordo del fallimento” dal predecessore socialista José Luis Zapatero e che oggi la Spagna è lo stato che più cresce in Europa.