Sono migliaia i nigeriani scesi in piazza per la protesta contro la presunta uccisione di attivisti, ma anche per denunciare brogli durante la seconda giornata elettorale per le presidenziali e le legislative. La manifestazione si è svolta per le strade di Port Harcourt, centro petrolifero nel sud del Paese dove la polizia è dovuta intervenire in tenuta antisommossa e con i mezzi blindati per poter controllare il territorio.
Sabato 28 marzo si è tenuta la giornata di votazioni, la prima elezione libera dalla fine della dittatura del 1999.Un appuntamento fortemente atteso che vede un testa a testa tra il presidente uscente Goodluck Jonathan e l’ex presidente Muhammadu Buhari, ma che è stato segnato dalla violenza degli estremisti islamici di Boko Haram. Nel nord est del Paese infatti, nel villaggio di Buratai, a circa 200 chilometri da Maiduguri, capitale dello Stato del Borno, i miliziani hanno decapitato una trentina di persone utilizzando la motosega.
Sulla questione dei brogli, Stati Uniti e Gran Bretagna, avevano denunciato in un documento la presenza di “indicazioni inquietanti che la procedura di controllo per il conteggio dei voti possa essere soggetta a intenzionali interferenze politiche”, ma la risposta della commissione elettorale nigeriana non ha tardato ad arrivare: “Non c’è assolutamente alcuna base” per avanzare tali accuse, ha spiegato Kayode Idowu. Intanto procedono le operazioni di conteggio dei voti e entro la giornata le autorità contano di annunciare il vincitore.