Benyamin Netanyahu, in rimonta, ha raggiunto il candidato del centrosinistra Isaac Herzog. Già dagli exit poll l’impresa sembrava possibile: 27 seggi a 27, con Canale 2 che vede addirittura in testa il Likud con 28 seggi. Un risultato a sorpresa. Che segnerebbe anche l’affermazione della Lista Araba Unita, che diventerebbe con 13 seggi la terza forza alla Knesset e il salto indietro (da 12 del 2013 ai possibili 8 seggi di oggi) di Naftali Bennett, leader di ‘Focolare ebraico’, vicino ai coloni. Forte la delusione in casa laburista. Herzog, l’uomo che ha tentato l’assalto al cielo di Israele, non ha ottenuto il distacco di voti e seggi tali da garantirgli la possibilità di dare al Paese la svolta promessa all’elettorato.
Sulla base del’91% delle schede scrutinate il Likud ha conquistato 30 seggi sui 120 della Knesset, 6 in più dei favoriti (nei sondaggi) del Fronte Sionista di centro sinistra di Isaac Herzog, fermo a quota 24.
Terzi con 13 seggi i partiti arabi, uniti per la prima volta in un’unica lista.
Al potere da nove anni, l’attuale premier, leader per ora incontrastato del Likud, ha sovvertito i sondaggi che lo davano perdente di quattro seggi (20/21 contro 24/25). Una situazione a sorpresa, non prevista da Bibi quando lo scorso dicembre dette il via alla crisi di governo ‘licenziando’ i due ministri centristi Tzipi Livni e Yair Lapid.
Il premier israeliano vigilia delle elezioni ha visitato la colonia ebraica di Har Homa nei pressi della città santa lanciando un messaggo chiaro: l’unità di Gerusalemme sarà mantenuta “in tutte le sue parti” così come si continuerà “a costruire e fortificare” per impedire ogni sua futura divisione.
“Sono veramente fiero per la grandezza di Israele – ha detto il premier subito dopo i primi risultati -. Nel momento della verità, ha preso la decisione giusta. Ora dovremo formare un governo forte e stabile: oggi ho parlato con tutti i leader dei partiti del campo nazionale (di destra, ndr) e mi sono appellato per formare un governo senza indugio. Le cose importanti sono la sicurezza, l’economia responsabile e il welfare sociale per tutti i cittadini israeliani, ebrei e non”.
“Israele tornerà ad essere una vera democrazia”, le parole invece di Isaac Herzog, leader di “Campo sionista”, l’alleanza di centrosinistra, e si è appellato «ai partiti sociali» affinché si formi una coalizione a guida laburista «per un governo di pace vera».
Con queste premesse, non è da escludere, come più volte accaduto in passato, un governo di unità nazionale. Del resto fonti del Likud, citate da Haaretz, non hanno escluso questa possibilità: «Netanyahu – hanno detto – non vuole un governo di unità, ma a volte ti trovi in situazioni in cui non hai scelta. In questo caso, lo scenario più probabile è che il primo ministro accetterà di pagare a `Campo sionista´ un prezzo alto» pur di formare un governo di unità. L’affluenza è stata del il 71.8%, il dato più alto dal 1999.