David Cameron o Ed Miliband? A pochi giorni dalle elezioni questo è ancora un dilemma. A tre settimane dal voto per il rinnovo della Camera dei Comuni, previsto per il 7 maggio, è ancora vivo il testa a testa tra il premier uscente e leader conservatore e il candidato del Partito Laburista, infatti secondo i sondaggi questi ultimi sarebbero avanti di un punto percentuale. Il dato emerge dal campione di cittadini interrogato da YouGov per conti del Sun: il 35% per cento del gradimento va al partito di Miliband mentre per i tories di David Cameron si schiera il 34% del campione. Gli antieuropei dell’Ukip sono fermi al 13%. I conservatori stanno quindi rischiando di non vedere riconfermato il loro governo con David Cameron alla guida, nonostante i successi ottenuti sul fronte economico e il tasso di disoccupazione sceso al 5,6%.
Cameron, in campagna elettorale, sta giocando su più fronti: l’Unione europea, l’immigrazione, le categorie del mondo del lavoro. Per quanto riguarda l’Ue, si mostra inflessibile su un allargamento della solidarietà continentale, respinge le richieste di nuovi aiuti al governo Tsipras, e continua a dire che l’ultima parola sull’Europa la daranno gli elettori con un referendum. Inoltre, dopo gli aiuti ai meno abbienti, ai pensionati e alle imprese, ha deciso di andare a conquistare il voto dei pendolari, promettendo di congelare i prezzi dei treni per i prossimi cinque anni. Molte altre le promesse, e insiste anche nel dire che se la sinistra vincerà le tasse aumenteranno, e per questo è accusato da molti di propagandismo.
Sicuramente anche l’affermazione di nuovi soggetti politici come l’Ukip, guidato dall’eccentrico Nigel Farage, ha reso più incerta la gara tra i due partiti principali. Il populismo radicale dell’UKIP sembra essere in grado di attrarre molti elettori conservatori: maggiore sarà il numero di coloro che si lasceranno convincere dalle promesse di Farage, minori saranno le possibilità per David Cameron di rimanere al numero 10 di Downing Street.
La campagna di Miliband invece è incentrata su una linea maggiormente socialdemocratica e meno legata al mondo della finanza. I labour insistono sull’eccessiva disuguaglianza del Paese e quindi sulla necessità di rinegoziare le misure di austerità introdotte da Cameron. Ma anche qua c’è qualcuno che mette i bastoni tra le ruote: Nicola Sturgeon, primo ministro scozzese e leader del Partito Nazionale scozzese, che tallona Miliband da sinistra, conquistando 50 collegi su 59 in Scozia: una vera emorragia di voti per i laburisti che sarebbero altrimenti favoriti per la vittoria finale.