Il Tribunale del Cairo ha confermato la condanna a morte di 14 dirigenti dei Fratelli musulmani fra cui la Guida suprema Mohamed Badie. Il processo verteva sui disordini avvenuti nel 2013 per la destituzione dell’ex Presidente Morsi. La sentenza è appellabile in Cassazione, secondo e ultimo grado di giudizio dell’ordinamento egiziano. La condanna era stata inflitta il 16 marzo scorso dalla Corte d’assise di Giza e passata al vaglio segreto e non-vincolante del Gran Muftì, la massima autorità religiosa egiziana.
Il processo, uno degli oltre 30 cui è sottoposto il 72enne Badie, è noto come quello della “Sala operativa di Rabaa”. Badie era stato catturato nel 2013; contro di lui era stato spiccato un mandato d’arresto per incitazione alla violenza contro le forze di sicurezza e le istituzioni dello Stato. Badie aveva infatti definito la destituzione di Morsi da parte dei militari come “un atto più grave della distruzione della Kaaba – il luogo più sacro per l’Islam, alla Mecca – pietra per pietra”.
La corte del Cairo ha anche condannato all’ergastolo altre 23 persone. Tra questi risulta esserci Mohamed Soltan, un cittadino egitto-americano accusato di sostenere il gruppo e di trasmettere notizie false. Si tratta del figlio del predicatore della Fratellanza Salah Soltan, che è tra i condannati a morte. Il giovane è in carcere dall’agosto del 2013 e attualmente in sciopero della fame.