Mohamed Morsi è stato condannato per spionaggio alla pena dell’ergastolo che, in Egitto, consiste in 25 anni di reclusione. L’ex presidente egiziano è stato giudicato dal tribunale del Cairo responsabile di attività di spionaggio a favore del Qatar: avrebbe passato segreti militari al piccolo Stato della penisola araba in collaborazione con il capo del suo ufficio, Ahmed Abdel-Ati. I due avrebbero poi passato i documenti al segretario presidenziale Amin El-Serafy, che a sua volta li avrebbe consegnati a sua figlia Karima, la quale li avrebbe girati ad agenti vicini al Qatar.
Espressione dei Fratelli musulmani, organizzazione vietata in Egitto, Morsi è stato il primo presidente egiziano eletto democraticamente, nel 2012, dopo la rivoluzione araba che spazzò via Mubarak. Venne destituito un anno dopo a seguito di un colpo di Stato militare. In passato è stato condannato a morte per il suo ruolo nell’evasione di massa dal carcere di Wadi el Natroun, all’ergastolo per aver complottato con un’organizzazione terroristica straniera (il movimento palestinese Hamas) e a 20 anni di carcere per aver ordinato l’uccisione di manifestanti dell’opposizione nell’inverno del 2012.
Nello processo di ieri sono state anche condannate a morte sei persone, tra cui due giornalisti di Al Jazeera. L’emittente qatariota “respinge le accuse di collaborazione con il governo di Morsi”, si legge sul sito internet, sottolineando che “Morsi è stato spodestato dai militari nel 2013 dopo essere stato democraticamente eletto”.