L’ex presidente egiziano Hosni Mubarak è stato assolto in via definitiva dall’accusa di coinvolgimento nell’uccisione di 900 manifestanti durante le proteste del 2011 che portarono alla sua destituzione. L’udienza davanti alla corte di Cassazione del Cairo è durata un’intera giornata. All’esito della camera di consiglio il giudice Ahmed Abdel Qawi ha letto il dispositivo favorevole all’ex rais, oggi 88enne: “L’imputato è innocente“. La stessa corte ha respinto le richieste di riapertura dei processi civili avanzate dai difensori delle vittime, precludendo ogni possibilità di appello o di nuovi contenziosi.
Il processo, come si diceva, riguardava la morte di circa 900 manifestanti durante le proteste iniziate il 25 gennaio 2011 e durate sino alle dimissioni dello stesso Mubarak. Nel 2012 l’ex presidente era stato condannato all’ergastolo in primo grado ma la corte d’appello aveva disposto un nuovo processo, dal quale Mubarak era uscito innocente. Nel 2016, insieme ai figli Alaa e Gamal, era stato condannato a 3 anni in secondo grado per corruzione, ma il decorso del tempo per arrivare a sentenza definitiva ha fatto scattare la prescrizione per tutti e tre. Cadute anche tutte le accuse nei confronti dei membri del suo governo. L’ex rais ha trascorso la maggior parte degli ultimi anni in ospedale e nel giorno della lettura della sentenza è stato trasportato in aula in barella.
A sei anni dall’esplosione della rivolta l’Egitto paga ancora le conseguenze dell’instabilità, che ha danneggiato pesantemente il turismo e l’economia nazionale. Dopo la destituzione di Mubarak, le successive elezioni portarono alla vittoria del partito integralista dei Fratelli Musulmani, guidato da Mohamed Morsi. Il nuovo governo ha avuto, tuttavia, vita breve. Nel 2013 un colpo di Stato ha portato alla caduta di Morsi. L’attuale presidente, Abd al-Fattah al-Sisi, ha avviato una vera e propria stagione di purghe contro i Fratelli Musulmani, inseriti nella black list delle organizzazioni terroristiche.