Il deposto presidente egiziano Mohamed Morsi è stato condannato a morte per aver organizzato l’evasione di massa dei vertici della Fratellanza musulmana dal carcere di Wadi el Natroun nel gennaio 2011. Lo ha deciso il tribunale de Il Cairo. La sentenza è stata inviata al Gran Muftì per un un parere segreto e non vincolante. Il fatto avvenne esattamente tre giorni dopo l’inizio della rivoluzione che in febbraio spodestò il presidente Hosni Mubarak: l’azione coinvolse 11.151 detenuti, secondo siti egiziani che citano atti dell’inchiesta. Fonti ricordano che il bilancio, almeno quello ufficiale, fu di un poliziotto ucciso e diversi feriti.
Intanto tre giudici egiziani sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco. “Elementi armati hanno ucciso a colpi di arma da fuoco tre giudici ad al-Arish” nel Sinai settentrionale. Fonti della sicurezza, nel confermare l’uccisione dei giudici, hanno sostenuto che l’attacco è stato portato da estremisti islamici legati all’Isis in “risposta alla sentenza” di condanna a morte pronunciata oggi contro il deposto presidente islamista Mohamed Morsi. Le fonti hanno precisato che in azione sono entrati gli ex “Ansar Bait al-Maqdis”, il principale gruppo jihadista egiziano da poco ribattezzatosi “Stato del Sinai” nel quadro di un’alleanza-affiliazione con l’Isis annunciata in novembre.
Il deposto presidente il mese scorso era già stato condannato in primo grado a 20 anni di reclusione nel processo per la repressione di una manifestazione al suo palazzo presidenziale nel dicembre 2012. L’invio della sentenza al Gran Mufti è il primo passo nell’iter legale necessario ad applicare la pena capitale. La decisione del Mufti non è vincolante, ma dopo la sua decisione il tribunale emetterà un verdetto finale, previsto per Morsi il 2 giugno. Una volta che questo sarà reso noto, gli imputati potranno ricorrere in appello.