A tre giorni dalle minacce rivolte nei confronti dei copti, arrivano le prime esecuzioni di cristiani nel Sinai da parte dell’Isis. Due persone – un padre e un figlio – sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco in un centro abitato della regione. Uno dei due corpi è stato dato alle fiamme, facendo pensare sulle prime a una riproposizione degli orrori di cui i jihadisti del sedicente Stato islamico si sono dimostrati ampiamente capaci bruciando vive persone in Siria e Iraq.
I due cadaveri sono stati rinvenuti “dietro una scuola nel centro di Al Arish“, la tormentata località della penisola in cui la branca egiziana dell’Isis sotto varie sigle conduce da tre anni e mezzo una sanguinosa guerriglia contro l’esercito egiziano. Lo hanno riferito fonti della sicurezza all’Ansa precisando che il padre, di 65 anni, è stato “ucciso a colpi d’arma da fuoco”. Anche il figlio, “sulla quarantina”, trovato “accanto” al genitore, “ha ricevuto una pallottola in fronte”, ha detto nel tardo pomeriggio una fonte dell’ospedale che ha preferito rimanere anonima. In mattinata il corpo bruciato aveva indotto una fonte della sicurezza sentita dall’agenzia Ap a desumere che fosse stato bruciato vivo, nonostante manchino testimonianze sulle grida che qualcuno avrebbe dovute sentire nel centro abitato.
Del resto il Daesh ha una famigerata esperienza in orrori di questo tipo come confermano i video col pilota giordano bruciato in una gabbia in Siria nel 2015 e coi due soldati turchi dati alle fiamme ad Aleppo l’anno scorso (senza considerare le testimonianze riportate da un’agenzia curdo-irachena sulle 19 ragazze curde che avrebbero fatto la stessa mostruosa fine a Mosul). In ogni caso si conferma che la più grande comunità cristiana del Medio Oriente – circa il 10% della popolazione egiziana – è nel mirino dei jihadisti, almeno nel Sinai nord-orientale. Domenica era stato diffuso un video in cui gli ex-“Ansar Beit el-Maqdes” affiliati all’Isis indicavano nei copti la “preda favorita” dello Stato islamico e nell’attentato del dicembre scorso a una chiesa del Cairo con 27 morti “solo l’inizio” della persecuzione di questi “infedeli”. Dal mese scorso sono già tre i copti uccisi a colpi di arma da fuoco in altrettanti attentati ad Arish. Oltre a rivendicare l’attentato alla chiesa copto-ortodossa, l’Isis aveva colpito i copti nel febbraio 2015 sgozzando in riva al mare a Sirte, in Libia, 20 immigrati egiziani di fede cristiana.