Mohamed Morsi è stato condannato a 20 anni di carcere nel processo per l’uccisione di alcuni manifestanti il 5 dicembre 2012, nei pressi del palazzo presidenziale. L’ex capo di Stato egiziano, destituito nel luglio 2013, rischiava la pena di morte. Si tratta della prima sentenza emessa nei confronti di Morsi da quando è stato rimosso dalla carica e messo agli arresti a luglio 2013. L’ex presidente – il primo eletto dopo la rivoluzione del 2011 che ha portato alla caduta di Hosni Mubarak – è sotto processo anche per cospirazione contro lo Stato, spionaggio e per fuga dal carcere. Anche per queste altre accuse potrebbe subire una condanna a morte. I suoi legali hanno già fatto sapere che impugneranno la sentenza emessa oggi del tribunale penale del Cairo.
Così come gli altri 14 imputati (tutti condannati a 20 anni), Morsi è stato ritenuto colpevole di “violenza” e “intimidazione”, mentre è stato assolto dall’accusa di “incitamento all’omicidio” e di “possesso di armi”. L’ex presidente è stato destituito a seguito di forti proteste popolari nell’estate del 2013. Al momento della sentenza, l’ex presidente e gli altri imputati hanno alzato la mano e mostrato quattro dita, quello che è ormai noto come il simbolo del sit-in dei Fratelli musulmani a Rabaa al Adawiya, sgomberato nel sangue dalle forze dell’ordine nell’agosto 2013.