Abbiamo un testo, abbiamo un accordo tra le parti“. Si apre la strada per la pace in Ecuador, dopo due settimane di scontri che hanno messo a ferro e fuoco la capitale Quito. L’annuncio è stato dato da Arnauld Peral, rappresentante in Ecuador delle Nazioni Unite. Come parte dell’accordo di pace, il presidente del Paese, Lenín Moreno ha chiesto la fine dei movimenti indigeni di protesta. Ora sarà avviata una Commissione che lavorerà al nuovo decreto, con la mediazione delle Nazioni Unite e della Conferenza Episcopale Ecuadoriana. Ieri, da piazza san Pietro, Papa Francesco incoraggiava “a cercare la pace sociale con particolare attenzione alle persone più vulnerabili, ai poveri e ai diritti umani”.
Una situazione difficile
Arnauld non ha negato la “situazione drammatica” in cui versa il Paese. In primo luogo, l’accordo raggiunto prevede il ripristino dei sussidi sul carburante. In risposta al credito di oltre 4 miliardi di dollari erogato dal Fondo Monetario Internazionale al Paese, Moreno aveva approvato una serie di misure di austerity che avrebbero fatto risparmiare al governo circa 3 miliardi di dollari. La misura aveva trovato l’opposizione dei tassisti e degli indigeni. Sono stati questi ultimi, infatti, a chiedere la revoca del decreto 883. Sin dagli anni Novanta, i movimenti indigeni hanno avuto un peso determinante in Ecuador: in passato, hanno costretto alle dimissioni ben tre presidenti del Paese: Abdalá Bucaram, Jamil Mahuad e Lucio Gutiérrez. L’organismo che unisce le etnie indigene, la Confederazione delle Nazionalità indigene dell’Ecuador (Conaie) si è sempre opposto alle riforme del presidente Moreno, denunciando anche l’aumento del lavoro precario e i licenziamenti di massa, che in soli due anni hanno toccato circa 220.000 ecuadoriani. Nei giorni scorsi, le proteste nella capitale avevano assunto contorni violenti, con atti di vandalismo a negozi e uffici ed uso massivo della forza da parte degli agenti di sicurezza, come Amnesty International ha più volte denunciato.
Il sostegno della Conferenza episcopale ecuadoriana
“Inizia un dialogo rispettoso, un accordo concreto” sono state le parole del vescovo Luis Cabrera, vicepresidente della Conferenza Episcopale Ecuadoriana, che ha sottolineato la preziosità di riconosere la diversità del popolo ecuadoriano: “Ha trionfato la decisione di vivere in pace, in un Paese dove si rispettano i diritti civili e sociali di ognuno – ha aggiunto – […]. Vogliamo vivere come fratelli e sorelle ed essere protagonisti di un cammino”.