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Ecuador in rivolta contro l'austerity

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Ormai è emergenza nazionale in Ecuador, certificata dalla dichiarazione ufficiale del presidente Lenin Moreno ma già chiara da un paio di giorni, con un crescente sentimento di protesta nei confronti del governo esploso ieri in una giornata di fuoco, durante lo sciopero nazionale contro le riforme appena varate. Scontri di piazza fra manifestanti e Polizia in diverse zone del Paese, dove si sono organizzati cortei di protesta mirati alla contestazione, in particolare, della riforma di austerity, con particolare riferimento alla decisione di azzerare il sussidio statale sul costo del carburante, di fatto obbligando i prezzi a un sostanziale rialzo. Una mossa (richiesta dal governo al Fondo monetario internazionale in cambio di un credito a sostegno all'economia di 4,2 miliardi di dollari) che non ha lasciato indifferente il settore dei trasporti, che si è unito allo sciopero nazionale paralizzando le principali arterie del Paese. Enormi i disagi nella capitale Quito e a Guayaquil, dove tassisti e altri drivers hanno incrociato le braccia, schierandosi assieme ai numerosi cortei di protesta.

Caos a Quito

Numerosi arresti a Quiti, tafferugli in strada e una situazione ormai a estremi livelli di tensione fra popolazione e governo, con il presidente Moreno a spiegare che lo stato di emergenza è una decisione “presa per proteggere l’ordine e la sicurezza dei cittadini“, affermando l'apertura del governo al dialogo ma ribadendo anche che l'amministrazione non cederà ai ricatti dei manifestanti. Un dialogo che, a ogni modo, stando alle parole del ministro dell'Interno Maria Paula Romo, non porterebbe comunque alla modifica del Decreto 883 (quello che determina l'incremento del costo del carburante). Verrà quindi disposto l'impiego dell'esercito che, come spiegato dal ministro della Difesa, Oswaldo Jarrín, avrà demandata “la protezione delle attività sociali, economiche e produttive, le aree strategiche che ha il Paese”.

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