Pochi giorni fa aveva rinunciato alle cure che, da alcuni anni, lo accompagnavano nella sua strenua lotta contro la malattia. E, questa mattina, il senatore John McCain, ex avversario di Obama ed eroe della guerra in Vietnam, se ne è andato, arrendendosi a un nemico che, questa volta, è stato più forte di lui. Si spegne così, a 82 anni, l'uomo che forse più di tutti, nel mondo della politica statuitense, portava sulla pelle i segni tangibili degli orrori della guerra, lui, prigioniero per sei anni e poi senatore repubblicano, sfidante di Obama nel 2008, sostenitore di Mitt Romney nel 2012 e rimasto deluso dalla recente presidenza del suo partito arrivata con Donald Trump, al punto di smarcarsi più volte dal partito per rendersi critico moderato e indipendente delle attuali politiche presidenziali.
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La prigionia in Vietnam
Probabilmente, quando il suo A-4 Skyhawk fu abbattuto mentre, nel maggio del 1967, sorvolava i cieli del nord del Vietnam, ebbe appena il tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo. Il colpo d'artiglieria, l'incendio, la violenta espulsione col paracadute, la frattura a gambe e braccia e poi quasi un linciaggio da parte di una folla inferocita che lo estrasse dalle acque del lago Truc Bach, dove era atterrato: furono solo i primi momenti di una dura detenzione nelle prigioni vietnamite che sarebbe durata ben sei anni, due in isolamento, fra torture e privazioni. Tornerà solo nel 1973, con tante medaglie ma con l'aspetto di un uomo che aveva vissuto l'inferno. Una delle tante storie drammatiche di un conflitto violento e fra i più disastrosi della storia americana, del quale McCain avrebbe portato le ferite, corporee e spirituali, per tutta la vita senza tuttavia abbandonare i suoi ideali repubblicani né tantomeno il suo desiderio di servire il Paese.
Il ricordo dei presidenti
Se con Obama il clima fu sempre di una sincera rivalità, tanto da criticare ferocemente lui stesso chi lo definiva indegno rappresentante del Paese per le sue origini, con Donald Trump il discorso è stato diverso. Gli atteggiamenti del Tycoon non rispecchiavano la sua idea del Gop, tanto da non accettare di concedere il suo endorsement nel 2016 all'allora candidato repubblicano e, successivamente, da affermare di non volerlo al suo funerale. The Donald lo ha comunque ricordato, affidando a un post apparso via Twitter le proprie condoglianze alla famiglia del senatore indipendente: “I nostri cuori e le nostre preghiere sono con te”, ha scritto. Più lungo e articolato il ricordo di Obama, che ha parlato di McCain come di un uomo “coraggioso” e “fonte di ispirazione”, rammentando le loro battaglie politiche come “un privilegio, qualcosa di nobile, un'opportunità per servire come amministratori del Paese quegli alti ideali per farli avanzare in tutto il mondo. Abbiamo visto questo Paese come un luogo in cui tutto è possibile”.