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Due Stati, Maliki: “Il tempo sta per scadere”

Per la soluzione dei due Stati il tempo sta per scadere. E questo riguarda soprattutto Israele”. A parlare è Riyad al Maliki, ministro degli Esteri palestinese, ospite dell'incontro “Wither a Palestinian State“, organizzato a Roma dall'Istituto Affari Internazionali e moderato da Francesca Paci, ex corrispondente della Stampa da Gerusalemme. Un'occasione per discutere dello stato dell'arte del processo di pace in Medio Oriente, che vive una fase di impasse. Dovuta, secondo Maliki, alla politica condotta da Tel Aviv, che “con la costruzione ed espansione di insediamenti a Gerusalemme e in Cisgiordania” starebbe compromettendo la soluzione dei due Stati. Ma anche a un eccessivo lassismo da parte delle organizzazioni internazionali e di alcuni Paesi occidentali nei confronti di Israele.  

Ottimismo

Qualche novità positiva, tuttavia, potrebbe arrivare dagli Stati Uniti. Maliki si è detto ottimista circa la volontà di Donald Trump di riprendere i negoziati. “Rispetto a Obama le cose sono completamente cambiate – ha spiegato – con l'ex presidente Netanyahu era il padrone dei giochi, avendo gran parte del Congresso dalla sua parte. Obama era esitante. Trump ha sin da subito dimostrato di voler andare avanti, sta spingendo in quella direzione. E' possibile ipotizzare che entro un paio di mesi dagli Stati Uniti possano giungere idee buone per consentire e noi ed a Israele di riunirci”. Anche perché, ha aggiunto, “Trump ha fatto molte concessioni a Netanyahu e quest'ultimo non è nella posizione di poter dire no a un eventuale piano del presidente Usa”. Dubbi, invece, su un possibile ruolo dell'Unione europea, che Israele “non ha mai voluto come mediatrice nel processo di pace”. Non solo, sinora, ha aggiunto al Maliki, alle condanne e alle parole giunte da Bruxelles sulla condizione del popolo palestinese non sono seguiti fatti. “Le decisioni adottate non hanno prodotto effetti. L'Europa ha quindi due strade: arrendersi o cambiare le proprie decisioni”. 

I rapporti con Hamas

Nel frattempo è importante proseguire sulla strada di riconciliazione con Hamas.  “La divisione tra Gaza e la Cisgiordania è stata un errore che i palestinesi hanno pagato caro. E' però chiaro che i problemi di 10 anni non si risolvono in un giorno. Su questo stiamo lavorando“.  Un ruolo importante nel raggiungimento di un'intesa con il movimento leader a Gaza è stato giocato dall'Egitto. “Al Sisi – ha spiegato – ha compreso i nostri problemi e sta lavorando insieme a noi”. 

Terrorismo

Inevitabile un cenno sul fenomeno jihad. “Auspichiamo la completa sconfitta del terrorismo. Tutte le forze democratiche e le organizzazioni internazionali devono cooperare per la costruzione di un nuovo Medio Oriente, dove regnino giustizia e pace e vegano assicurate a tutti le stesse opportunità“.  

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