La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi, ha escluso nuovi tagli del costo del denaro e ha confermato la durata e l’entità del Qe, che proseguirà al ritmo di 60 miliardi di euro al mese fino a dicembre del 2017 “o anche oltre, se necessario” e in ogni caso finché il livello dell’inflazione non tornerà vicino al 2%. E’ quanto ha dichiarato il numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi, introducendo una sola novità rispetto al direttivo dello scorso 27 aprile: i tassi “resteranno agli attuali livelli per un prolungato periodo di tempo” cioè escludendo ulteriori tagli del costo del denaro.
I rischi di deflazione sono scomparsi
La scomparsa di ogni riferimento a nuovi tagli dei tassi è l’unica concessione che Draghi ha fatto ai tedeschi, che da tempo gli chiedono di avviare il tapering. “Non ne abbiamo discusso”. Così il presidente della Bce ha replicato a chi gli chiedeva se a settembre la banca centrale delineerà una strategia per l’avvio del tapering, il ritiro del Qe. “Siamo qui grazie al Qe” che “ha sostenuto la ripresa” ha aggiunto.
Riviste al ribasso le stime di inflazione dell’Eurozona
La Bce in ogni modo ha rivisto al ribasso le stime di inflazione dell’Eurozona e ha rialzato le previsioni sulla crescita dell’economia, precisando che la ripresa dell’Eurozona è “solida e ben diffusa” e confermando che i rischi per le prospettive economiche dell’area euro “sono ben equilibrati” e non più “orientati al ribasso” come ha sostenuto fino allo scorso aprile. Per quanto riguarda l’inflazione, la Bce corregge le sue stime prevedendo un rialzo dall’1,7 all’1,5% nel 2017, dall’1,6 all’1,3% nel 2018 e dall’1,7 all’1,6% nel 2019, mentre per quanto riguarda il Pil pronostica una crescita dell’1,9% quest’anno, dell’1,8% il prossimo e dell’1,7% nel 2019.