Nuova tragedia nel mar Mediterraneo, dove si è verificato un doppio naufragio davanti alle coste libiche. L’allarme è stato lanciato dall’Organizzazione non governativa spagnola Open Arms, impegnata nel Canale di Sicilia nelle operazioni di ricerca e soccorso. La portavoce dell’Ong, Laura Lanuza, ha comunicato che il bilancio della tragedia potrebbe essere grave. Infatti, si teme che siano almeno 240 i migranti che hanno perso la vita nell’incidente.
Barconi riempiti a dismisura
“Riteniamo non ci possa essere altra spiegazione se non che queste imbarcazioni erano piene di persone”, ha dichiarato la responsabile dell’ong alla France Presse. Infatti, come spiegato dalla Lanuza, ogni imbarcazione può contenere al massimo 120-150 persone, ma i trafficanti di migranti solitamente le riempiono a dismisura. Le autorità non escludono che a bordo dei due gommoni affondati si potessero trovare almeno 240 persone.
Si cerca un terzo gommone
L’allarme è stato lanciato dopo il recupero questa mattina di cinque corpi di africani, scrive l’Ap. L’organizzazione spagnola non ha indicato quando si è verificata la tragedia ma ha precisato che i cadaveri sono stati ritrovati a 21 km a nord di Sabrata. Hanno tutti un’età compresa tra i 16 ed i 25 anni e sembrano essere morti per annegamento, in quanto non mostrano segni di violenza, ha proseguito la portavoce, aggiungendo che si cerca un terzo gommone.
La “Rotta mediterranea centrale”
La “Rotta mediterranea centrale”, quella che porta in Italia, è privilegiata dai trafficanti di migranti dopo la chiusura di quella balcanica. Un tratto di mare difficile, soprattutto nei mesi invernali, che comporta inevitabili naufragi e morti. Solo l’anno scorso hanno perso la vita quasi 4.600 persone e nel 2015 più di 2.850. Dal 2014 le vittime accertate di questa traversata sono state oltre diecimila.
Bloccata intesa fra Italia e Libia sui migranti
La notizia della nuova tragedia arriva proprio nel giorno in cui un tribunale libico ha di fatto bloccato l’intesa tra Italia e Libia per controllare il flusso di migranti. L’accordo tra Italia e Libia è stato raggiunto all’inizio di febbraio per aiutare le autorità libiche a contrastare i trafficanti di esseri umani e ridurre così gli arrivi sulle coste italiane. Ma è stato possibile sottoscrivere l’intesa solo con il governo del premier Fayez Al Sarraj insediato a Tripoli con il sostegno dell’Onu. Il parlamento, controllato da sostenitori del generale Khalifa Haftar, lo considerano nullo. A segnalare lo stop del tribunale di Tripoli è stato il sito Libya Herald, spiegando che la Corte ha “bloccato qualsiasi accordo sui migranti derivante dal memorandum of understanding (MoU)“. Il ricorso era stato presentato da “sei persone fra cui l’ex ministro della Giustizia Salah Al-Marghani”, ricorda il sito, precisando che la contestazione riguardava non solo il piano per ridurre il flusso di migranti, ma anche la legittimità degli accordi stipulati dal governo di Sarraj che non ha la fiducia del parlamento di Tobruk. Il riferimento è allo stallo creatosi con parte dell’assemblea che chiede di attribuire un ruolo determinante al generale Khalifa Haftar, che si contrappone a Sarraj, sostenuto dall’Onu.