L’Onu punta i fari sulla violazione dei diritti umani nella Corea del Nord. Il Consiglio di Sicurezza ha dato l’assenso a maggioranza a inserire in agenda una discussione sulla situazione dei diritti umani in Corea del Nord. Undici i voti a favore, due le astensioni (quelle di Ciad e Nigeria) e il prevedibile voto contrario di Cina e Russia, unici due Paesi ancora alleati con il regime di Kim Jong-un. Finora l’Onu non era mai stata chiamata a discutere la situazione dei diritti umani nel Paese asiatico, nonostante il dossier nucleare nordcoreano sia da anni all’ordine del giorno. “Oggi abbiamo rotto il silenzio del Consiglio- ha sottolineato l’ambasciatore Usa Samantha Power – cominciando a puntare i fari su qualcosa che si sta rivelando terrificante”.
Sullo sfondo il cyber-attacco mosso da Pyongyang ai danni degli Sony per l’imminente uscita nelle sale del film “The Interview”, con protagonisti Seth Rogen e James Franco. La pellicola racconta la storia di un complotto della Cia per uccidere il dittatore nordcoreano Kim Kong Un. Il 24 novembre scorso i dipendenti dell’azienda americana avevano trovato gli schermi dei propri computer invasi da messaggi di minaccia e, sullo sfondo, l’immagine di un teschio. La Sony aveva dunque deciso di ritirare la pellicola. Sulla vicenda indaga l’Fbi secondo cui i responsabili delle minacce sono pirati informatici al soldo di Pyongyang. Da parte sua, la Corea del Nord nega qualsiasi coinvolgimento e accusa a sua volta gli Stati Uniti di rappresaglia perché la connessione a Internet nel Paese, che è normalmente già limitata, non è stata accessibile per diverse ore.
Questa la dichiarazione dell’ambasciatrice Usa Power all’Onu sulla vicenda di cyber terrorismo: “Non contento di negare la libertà di espressione del suo popolo, il regime nordcoreano vuole sopprimere l’esercizio di questo diritto fondamentale anche nella nostra nazione. Questo è assurdo, ma è il comportamento che ci aspettiamo da chi ha minacciato di prendere contromisure contro gli Usa a causa di un film e che non ha scrupoli a imprigionare migliaia di suoi cittadini in orrendi gulag”.