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DANIMARCA AL VOTO: TESTA A TESTA TRA DESTRA E SINISTRA

Oggi 4,1 milioni di danesi sono chiamati al voto anticipato per il rinnovo del Parlamento. Testa a testa per le coalizione cui fanno capo la premier uscente Helle Thorning-Schmidt, leader della coalizione governativa di sinistra, e l’ex primo ministro Lars Lokke Rasmussen, figura di riferimento dei partiti di centrodestra all’opposizione. Alla ricerca di un secondo mandato di quattro anni, la Thorning-Schmidt guida la Danimarca dal 2011, prima donna a ricoprire questo incarico. Un ruolo che, prima di lei, era stato dell’attuale sfidante Rasmussen, che divenne premier nel 2009 e rimase in carica per due anni, fino al 2011.

I sondaggi della vigilia non hanno potuto decretare in anticipo un vincitore. Le statistiche parlano infatti solo di un lieve vantaggio dell’opposizione di centrodestra – che comprende liberali, populisti del Partito popolare danese, conservatori e il Partito Liberale dell’Alleanza – sul blocco di sinistra. Secondo le previsioni condotte dalla società Voxmeter, al gruppo di Rasmussen andrebbero 88 dei 179 seggi del Parlamento. Uno in più di quelli che, sempre secondo il sondaggio, gli elettori potrebbero attribuire alla compagine di sinistra, formata dai due partiti al governo – quello socialdemocratico del premier Thorning-Schmidt e quello dei social liberali – con il sostegno in Parlamento del Partito socialista, della lista dell’Unità e del Partito dell’Alleanza.

Parlano invece di un vantaggio di 3 seggi le previsioni della società Megafon, secondo cui lo schieramento guidato da Rasmussen potrebbe ottenere 89 seggi contro gli 86 della premier uscente. Sempre secondo i sondaggi, nel fronte governativo sarebbero in calo i voti del Partito Social Liberale, contro il sostanziale equilibrio dei socialdemocratici che dovrebbero mantenere il 25% delle preferenze. In forte crescita, al contrario, il Partito del popolo, formazione populista che ha al centro della sua agenda regole più dure in tema di immigrazione e che potrebbe sfiorare il 20%, contro il 12,3% di quattro anni fa.

Una giornata, quella di oggi, che chiuderà una campagna elettorale intensa, il cui terreno di confronto sono stati inizialmente il welfare e l’economia, temi poi oscurati dal dibattito sull’immigrazione. Alle forti critiche sul tema mosse dall’opposizione al governo, la premier – che ha condotto la sua campagna scandendo lo slogan “Se vieni in Danimarca, devi lavorare” – ha risposto ribadendo la fermezza dell’operato dell’esecutivo e la sua determinazione nell’affrontare e risolvere l’emergenza.

Tra le tante incognite delle elezioni, c’è quella relativa al voto delle regioni autonome della Groenlandia e delle Isole Far Oer, il vero ago della bilancia. Perché potrebbero essere proprio i quattro seggi assegnati da queste regioni a stabilire quale dei due schieramenti raggiungerà la maggioranza dei 179 seggi del Parlamento. Ma il vero interrogativo rimane, comunque, il 17% dei votanti: quelli che, alla vigilia del voto, si dichiaravano ancora indecisi. Le urne chiuderanno alle 20 ora locale.

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