La radio come forma di riscatto per i giovani palestinesi. Accade a Dheisheh, campo profughi alle porte di Betlemme, in Cisgiordania, un ‘inferno’ dove 15.000 persone vivono assiepate in un chilometro quadrato. Qui il prossimo mese vedrà la luce Shoruq Radio Online, un progetto portato avanti da tre ragazzi e tre ragazze per raccontare la vita nel campo e che darà voce ai suoi abitanti “in tutta la Cisgiordania e anche oltre i suoi confini”, come racconta il coordinatore Hisham al-Alham. A raccontarlo è Adn Kronos, con uno speciale sull’iniziativa.
Così come Radio Londra rappresentò a partire dal 27 settembre 1938 un modo per contrastare la propaganda nazifascista, con programmi trasmessi dall’inglese BBC e indirizzati alle popolazioni europee continentali, l’esperimento palestinese può essere una maniera per cementare un popolo nel suo sforzo di riconoscimento.
La radio, finanziata da ‘Mecca Production’ (società con sede in California) e Undp, nasce da una costola del gruppo Shoruq, organizzazione creata nel 2012 a Dheisheh con l’obiettivo di “difendere e proteggere i diritti inalienabili dei palestinesi” attraverso una seria di programmi, uno dei quali è legato ai media, come si legge sul sito del gruppo.
“Il nome della radio forse potrebbe cambiare, per ora è Shoruq, comunque siamo pronti per iniziare le trasmissioni”, spiega il 25enne al-Alham ad Aki-Adnkronos International nell’edificio che ospita l’emittente. Ogni cosa appare al suo posto, dai mixer allo studio di registrazione. “L’obiettivo della radio? Vogliamo comunicare come è la vita nei campi profughi e tutti i problemi politici e sociali”, prosegue il giovane.
Anche il palinsesto è già stato definito. Il programma del mattino ospiterà gli anziani che racconteranno come vivevano prima della Nakba (Catastrofe) del 1948, quando circa 700.000 palestinesi furono costretti a lasciare le loro case e ad uscire dai confini del neonato Stato d’Israele.
“Ci saranno poi dei notiziari, con informazioni raccolte da tutti i campi profughi della Cisgiordania, e programmi per i più piccoli, ma anche spazi per discutere di attualità e politica”, prosegue al-Alham, il cui sogno è di guidare un giorno “una tv o un giornale”.
“Vogliamo far sentire la voce dei palestinesi, ma certo non possiamo ignorare la politica in questo paese”, aggiunge il direttore del gruppo Shoruq, Hazem al-Qassas, parlando a pochi metri dai locali dove nascerà la nuova emittente. Al-Qassas dice di non avere fiducia nei leader palestinesi attuali, ma il vero problema – dice – “è che non se ne vedono di nuovi all’orizzonte”. La politica e le armi non risolvono i problemi dei palestinesi, conclude, ma “noi lavoriamo per cambiare il futuro”.