Dopo il successo dei colloqui di Astana, mentre si avvicina l’appuntamento decisivo di Ginevra, la Russia inizia a “disegnare” il futuro della Siria. Mosca punta a una repubblica non più definita “araba”, dove le regioni curde godono di una certa autonomia, il potere del Parlamento è ampliato e un presidente non può aspirare a più di due mandati consecutivi.
L’intervento militare a sostegno delle truppe di Bashar al Assad ha rafforzato il peso politico della Russia, e alle trattative di Astana del 23-24 gennaio Mosca non ha esitato a proporre una propria bozza di una nuova Costituzione: un documento che però i rappresentanti dell’opposizione hanno respinto dicendo di non volerne neanche discutere finché una tregua stabile e duratura non avrà messo davvero fine ai combattimenti che da sei anni tormentano la Siria. I ribelli sembrano addirittura contrariati dall’iniziativa russa. “Abbiamo risposto che spetta ai siriani scrivere la Costituzione”, ha detto Yahya al-Aridi, uno dei membri della delegazione dell’opposizione ad Astana, paragonando già la politica russa in Siria a quella degli Usa nell’Iraq del dopo Saddam Hussein.
Il contenuto dei suggerimenti avanzati da Mosca non è stato reso noto in modo ufficiale, ma due giornali russi online, Rbk e il filo-Cremlino Sputnik, hanno rivelato alcuni presunti particolari sostenendo di essere venuti in possesso di una copia del documento. La Russia – scrivono – propone di “riconoscere l’autonomia delle regioni curde” in Siria “e l’uguaglianza della lingua curda e di quella araba nei territori curdi”. Inoltre, preme perché sia garantita la “diversità culturale della società” e sia quindi eliminata la parola “araba” dalla denominazione della repubblica siriana.
La bozza della Costituzione prevede anche un aumento delle competenze del Parlamento, cui spetterebbero il potere di dichiarare guerra e quello di rimuovere il presidente dall’incarico, nonché la nomina dei giudici costituzionali. Si pone infine un limite temporale allo strapotere del capo dello Stato: un singolo individuo potrà essere presidente al massimo per due mandati consecutivi da 7 anni (Bashar al Assad è già al terzo). La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha subito sottolineato che “non si tratta né di un’imposizione né di un algoritmo fisso”, ma piuttosto “di un insieme di idee, per di più modificabili, per iniziare un dialogo”.
Mosca insomma non vuole dare l’impressione di voler dettare legge in Siria dopo i successi militari e la riconquista di gran parte del territorio da parte dei governativi, ma di sicuro ha una grande influenza in Medio Oriente – dove si è garantita per 49 anni l’aerodromo di Hmeimim e la base navale di Tartus – e sembra ormai aver raggiunto la giusta intesa con gli ex “nemici” turchi, che invece nel conflitto siriano appoggiano alcuni gruppi ribelli. La Russia deve ora dialogare con l’opposizione, ne avrà occasione nelle prossime ore, quando alcuni rappresentanti dei ribelli incontreranno a Mosca il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov.