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Crisi economica: il parlamento boccia Rohani

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Hassan Rohani incassa una sonora sconfitta nel parlamento iraniano. Il Majils (al cui giudizio si è sottoposto per la prima volta in 5 anni da presidente) gli ha chiesto conto sulle ragioni della crisi economica e sulle misure che il governo ha preso.

Difesa

La premessa da cui il presidente è partito, nel tentativo di difendere il suo operato, è stata quella del “complotto americano” ai danni di Teheran. “Non permetteremo a un branco di anti-iraniani riuniti alla Casa Bianca di cospirare contro di noi”, ha detto, aggiungendo che “la crisi non esiste, e se ne parliamo, tutto ciò diventerà un problema per la società, e successivamente una minaccia”. 

Sotto accusa

Disoccupazione crescente, inflazione alle stelle e perdita di valore del rial (la moneta locale), nonostante gli inviti “all'unità della nazione” lanciati da Rohani, sono rimasti sul tappeto e nell'agenda dei parlamentari, che li hanno ricordati in cinque domande poste al presidente, a cui il presidente non ha risposto in modo “soddisfacente“. “Hai messo in piedi un palazzo dei desideri chiamato Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action, ovvero l'accordo sul nucleare siglato con la comunità internazionale nel 2015, ndr), ma è bastato un calcio di Trump per farlo crollare, e oggi tu non hai alternative”, gli ha rimproverato il fronte dei conservatori per bocca di Mojtaba Zolnour, parlamentare della città santa di Qom, sebbene altri esponenti dell'ala dura, vicina ai pasdaran, abbiano adottato toni più soft, spinti a questo dall'ala protettrice che l'ayatollah supremo Alì Khamenei sembra aver aperto attorno al presidente, per il momento: farlo cadere, ha detto di recente, significa “mettersi nelle mani del nemico“. Ecco perché un falco come Hossein Naghavi-Hosseini ha affermato: “Siamo con il tuo governo perché vogliamo proteggere l'intera Repubblica Islamica”.

Il voto

Poi, però, il voto si è risolto in una bocciatura: quattro delle cinque risposte date da Rohani sono state stroncate. Si è salvata solo quella relativa alle sanzioni bancarie, sulle quali il governo non ha controllo. Rohani, comunque, era stato avvisato: nei giorni scorsi il parlamento aveva cacciato il ministro del Lavoro e quello dell'Economia. 

Alberto Tuno: