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Crisi argentina, si è dimesso il ministro del Tesoro

In Argentina si è dimesso il ministro del Tesoro, Nicolas Dujovne. Un gesto clamoroso “dopo una settimana di tumulto economico innescata dalla sconfitta del presidente riformista Mauricio Macri nelle primarie in vista delle elezioni di ottobre”, riferisce l’Agi. Dujovne sarà sostituito da Hernan Lacunza, ministro dell'Economia per la provincia di Buenos Aires. In una lettera aperta, il ministro uscente si è detto convinto che, “date le circostanze, vi sia bisogno di un significativo rinnovamento nell'azione economica del governo”. Dujovne che lo scorso anno aveva guidato i negoziati di salvataggio con il Fondo monetario internazionale, ha ricordato i progressi compiuti per la gestione del deficit e la riduzione della spesa pubblica, ma ha ammesso che “sono stati commessi errori”.

Inflazione a doppia cifra

Si tratta del primo avvicendamento nella compagine governativa dalle ultime elezioni e arriva tre giorni dopo l'annuncio di Macri di un pacchetto di misure di allentamento della pressione fiscale e di sostegno a lavoratori e aziende per ridurre l'inflazione a doppia cifra e la disoccupazione. Il peso argentino negli ultimi giorni ha perso un quinto del suo valore rispetto al dollaro e le agenzie di rating hanno declassato il debito del Paese, sui timori di una vittoria del peronista Alberto Fernandez alle prossime elezioni che potrebbe mettere in dubbio il pacchetto di aiuti da 56 miliardi dal Fondo monetario internazionale. Pochi giorni fa il presidente Mauricio Macri ha annunciato una complessa manovra da 40 miliardi di peso (720 milioni di dollari al cambio odierno)  nel tentativo di recuperare consensi dopo la sconfitta subita nelle primarie da parte del candidato peronista moderato, Alberto Fernandez. Di cosa si tratta? “Sgravi fiscali per i meno abbienti e per aziende piccole. Salari minimi orari più alti. Aiuti sotto forma di servizi all'infanzia. Un congelamento dei prezzi dei carburanti per 90 giorni – commenta Repubblica -. La mossa segue la sua pesante sconfitta alle primarie dello scorso fine settimana e che  hanno provocato un tonfo del 38% dell'azionario a Buenos Aires”.

La strategia di Macri

In un video il leader della Casa Rosada si è preso la responsabilità di quanto successo alle urne, una sorta di marcia indietro rispetto ai commenti iniziali di lunedì. “Voglio che sappiate che comprendo l'esito delle elezioni e che rispetto profondamente coloro che hanno votato per altre alternative”. Il riferimento, spiega Repubblica, è a Fernandez, che lo ha staccato di ben 15 punti: “Così come è evidente che le misure annunciate parano direttamente all'elettore medio “peronista”: un tentativo per arginare la fuga di voti e riconquistare il consenso che tre anni fa lo aveva portato alla presidenza”. Pesantemente sconfitto, il liberista Macri cerca di rassicurare gli elettori con misure economiche che non necessitano del via libera del Fondo monetario internazionale (nel giugno del 2018 l'istituzione di Washington concesse a Buenos Aires un piano di aiuti di oltre 56 miliardi di dollari). “Stando alla presidenza argentina, il piano economico targato Macri non metterà a repentaglio la sua capacità di rispettare i target fiscali prefissati – osserva Repubblica -. Alla vigilia del piano, Fernandez non si è voluto pronunciare. “Se le soluzioni favoriscono la gente, aiuterò il governo. Se il governo non farà le cose per bene, complicherà in modo permanente la vita delle persone”. Nel frattempo il peso continua a indebolirsi: un dollaro compra 58 peso.

 

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