Dopo cinque settimane di proteste e un immenso scandalo che l’ha travolta, la presidente della Corea del Sud ha annunciato le sue dimissioni, spiegando che il suo destino ora è nelle mani del Parlamento, ma ha anche sottolineato che non lascerà il suo ruolo di capo di stato senza un piano di “cessione del potere in modo stabile per minimizzare la confusione negli affari di Stato”.
Park Geun-Hye, eletta come presidente della Corea del Sud il 19 dicembre 2012 e prima donna a ricoprire questo incarico, è stata accusata di aver concesso moltissimo potere a una privata cittadina, Choi Soon-Sil, che in pochissimo tempo è arrivata a scrivere i suoi discorsi, a dare ordini a funzionari pubblici e, secondo le accuse, si sarebbe arricchita sfruttando la sua influenza sulla presidente.
A causa dello scandalo, la popolarità della Park è scesa al 5 per cento e decine di migliaia di persone sono scese in strada per chiedere le sue dimissioni. Le opposizioni, che hanno la maggioranza in parlamento, hanno cavalcato l’onda e costretto la Park a nominare un loro candidato come Primo ministro.
Il rapporto tra le presidente Park e Choi risale a molto tempo fa. Infatti, il padre di Park salì al potere in Corea del Sud grazie ad un colpo di stato militare e come suo consigliere personale scelse il padre di Choi. Un personaggio anche all’epoca molto discusso in quanto era un ex monaco buddista, poi convertito al cattolicesimo e successivamente fondatore di una specie di culto. La Choi, arrestata lo scorso 31 ottobre dopo un periodo di latitanza all’estero, è accusata di aver estorto un totale di 70 milioni di euro ad alcune aziende: sfruttando la sua vicinanza con la Park sarebbe riuscita ad obbligare alcune società a fare versamenti alle fondazioni private che dirige.