La decisione che è stata adottata in Galles sulle tattiche da adottare nei confronti del sedicente Califfato Islamico, prevede la creazione di una task force internazionale per il blocco del flusso di combattenti stranieri che arrivano in Siria e poi approdano in Iraq. A questa, si aggiunge il “dovere” da parte degli stati anti-Isis di sostenere una totale esautorazione delle milizie attraverso una serie di strategie congiunte: appoggio militare a Baghdad, delegittimazione dell’ideologia estremista, contrasto delle forme di finanziamento dell’Isis e supporto nel fronteggiare le crisi umanitarie. In un comunicato, il segretario di stato Statunitense John Kerry e il Segretario della Difesa del Paese Chuck Hagel, hanno affermato che gli Stati Membri si impegneranno di concerto per “annullare ogni fonte di entrata per l’Isis, anche nell’ambito del commercio dei prodotti petroliferi”, ritenendo responsabile chiunque violerà i divieti internazionali.
Sul fronte che combatte gli estremisti dello Stato Islamico, già da tempo, si sono schierati al fianco degli Stati Uniti e forze annesse anche i sei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Gcc): una strategia comune contro l’Isis è stata messa a punto a Gedda una settimana fa e qualche giorno prima, intervenendo alla cerimonia di presentazione delle credenziali di alcuni nuovi ambasciatori, il Monarca Saudita Abdullah aveva lanciato un severo allarme sul grave rischio che l’Occidente e gli altri paesi arabi avrebbero corso se non fosse stata escogitata una strategia comune contro le milizie terroriste.
E se fino a qualche giorno fa ad essere esplicitamente avversi ai gruppi estremisti erano unicamente i sei paesi del Gcc, si inizia a vedere un progressivo aumento delle entità arabe intenzionate a combattere sul fronte anti-Isis: ad unirsi al coro, infatti, è anzitutto Nabil Al-Arabi, il leader dei ventidue paesi della Lega Araba, che in occasione di una riunione dei ministri degli esteri in corso al Cairo – e, nota bene, all’indomani di una telefonata con John Kerry – ha lanciato un appello ai paesi della Lega affermando che “bisogna fronteggiare sia militarmente sia politicamente i jihadisti dell’Isis”. A contestare, durante un’udienza in tribunale che lo vede imputato per terrorismo, le azioni del sedicente Califfato, è stato anche Abu Qatada, il predicatore fondamentalista islamico, un tempo indicato come il massimo dirigente di Al Qaeda in Europa, che ha duramente condannato la decapitazione dei due giornalisti americani.