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Conte mette il veto, poi intesa con Macron

Conte preme, Macron ascolta, Orban frena. E' proseguita a oltranza, nella notte, la trattativa del Consiglio europeo per cercare di sciogliere il nodo italiano sul documento delle conclusioni. La linea dura adottata dal premier Giuseppe Conte che, tuttora, rischia di far saltare l'eurosummit, pare aver trovato terreno utile per ammorbidire le tensioni proprio nel presidente francese, col quale il presidente del Consiglio si è intrattenuto per cercare di trovare l'intesa che scongiurasse il rischio veto. In serata, Conte ha postato su Twitter una foto che lo ritrae assieme al capo dell'Eliseo e, poco dopo, lo stesso Macron ha twittato che “responsabilità e solidarietà sono al centro del nostro lavoro sulla sfida della migrazione”. Un modo per dire che un'intesa è necessario trovarla e che, al momento, la pista battuta è quella proposta dall'Italia: gestione condivisa e hotspot 2.0.

Intese e muri

Dal lavoro sull'asse Roma-Parigi, al momento, dipende la stabilità dell'eurosummit e, naturalmente, tutto il contorno di conseguenze politiche che un eventuale veto italiano scatenerebbe sull'Unione. A ogni modo, sembra che il minivertice fra i due leader politici qualche risultato lo abbia portato: “Il premier Giuseppe Conte – spiegano fonti di Palazzo Chigi – ha concordato con il presidente francese Macron conclusioni direttamente ispirate agli obiettivi contenuti nella proposta italiana (European Multilevel Strategy for Migration) e ora si sta cercando di coinvolgere altri Paesi”. Un accordo che, a quanto pare, converge su quanto auspicato dall'Italia (ridistribuzione dei migranti e centri volontari, in sostanza la rivistazione del Trattato di Dublino) ma che, al momento, sembra aver trovato riscontro in appena una decina di Paesi. Non molto anche se è già qualcosa, pur considerando imprescindibile l'accordo a 28. Complicato raggiungerlo ma l'alternativa resterebbe il nulla di fatto, con presumibili pesanti ripercussioni su tutta l'area Schengen, oltre che a livello istituzionale.

Ad alzare i muri sull'intesa Roma-Parigi sono i Paesi dell'est, Viktor Orban in primis, contrario alla strategia della gestione condivisa. Va da sé che, al netto del lavoro di Conte e Macron, l'ok dovrà arrivare anche dall'area Visegrad, storicamente riluttante a un'ipotesi come la ridistribuzione dei migranti fra i vari Paesi dell'Unione. La partita però si gioca su questo filo, tenendo ben presente che il veto dell'Italia sul documento conclusivo significherebbe il k.o. tecnico dell'eurosummit.

Il nodo italiano

L'impasse dell'eurovertice è stata portata da un concetto chiaro fin da subito: l'Italia darà un voto ma solo sul documento nella sua interezza: per questo il premier Giuseppe Conte ha bloccato l'adozione delle conclusioni della prima parte del vertice europeo. La remora del presidente del Consiglio è sulla parte relativa ai migranti che verrà discussa stasera: l'Italia voterà quando si sarà parlato di questa parte del dossier e, in caso di veto italiano, sarebbe tutto bloccato. Cancellata, per questo, anche la conferenza stampa prevista al termine della prima parte del Consiglio europeo: “Uno Stato membro – ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk riferendosi all'Italia – ha messo la riserva sull'intero progetto di conclusioni… Non c'è stato accordo”. Per questo, ha spiegato ancora, “l'incontro con la stampa con Jean-Claude Juncker, presidente del Consiglio europeo, si terrà domani al termine della seconda giornata del vertice”.

Rischio veto

Del resto, a poche ore dall'inizio dei lavori, il presidente era stato chiaro: “Se questa volta non dovessimo trovare disponibilità da parte degli altri Paesi europei potremmo chiudere questo Consiglio senza approvare conclusioni condivise”. Detto fatto. La posizione dell'Italia, al momento, è l'ago della bilancia sull'intero eurosummit poiché, se gli altri Paesi leader non dovessero mostrarsi propensi ad accogliere le istanze italiane sulla questione migranti, il tavolo dell'accordo rischierebbe di saltare. Una “minaccia”, quella del veto, che rischia a questo punto di trasformarsi in realtà. Si tratterebbe certamente di un segnale altisonante, per non dire estremo, poiché farebbe fallire l'eurovertice e porterebbe inevitabili conseguenze politiche in molti Paesi, Germania in primis.

Obiettivo gestione condivisa

Scontato che, in caso di una mancata intesa, anche l'Italia non otterebbe riscontri positivi e questo proprio in virtù delle richieste presentate sul tema migranti che, qualora lo scenario si concretizzasse, resterebbero disattese. Anche in ottica Schengen, la situazione non sarebbe delle migliori in quanto, il fallimento dell'eurovertice, porterebbe molti Paesi a rivedere il proprio atteggiamento sulle frontiere. L'obiettivo di Roma, come ormai noto, è di ottenere una “gestione condivisa” degli sbarchi. Il che, sostanzialmente significherebbe ridistribuzione delle navi del Mediterraneo e dei migranti a bordo fra i vari Paesi europei, come accaduto con Lifeline.

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