A Singapore è andato in scena l'incontro fra il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. L'obiettivo del faccia a faccia è quello di superare le recenti tensioni tra i due Paesi, conseguenza della detenzione in Turchia del pastore americano Andrew Brunson, cui Washington ha reagito decretando sanzioni a carico i ministri turchi dell'Interno e della Giustizia.
L'incontro
Misure che Pompeo ha rivendicato: “Spero che le vedano per quello che sono, la dimostrazione che siamo molti seri“. Ma Cavusoglu non è d'accordo: “Il linguaggio minaccioso e le sanzioni non porteranno nessun risultato. Lo abbiamo già detto e lo abbiamo ribadito oggi”. I due si sono visti a margine di un vertice dei capi delle diplomazie del sud-est asiatico. Al di la dei commenti di circostanza, secondo la portavoce del dipartimento di Stato Heather Nauert, Pompeo e Cavusoglu hanno avuto “una conversazione costruttiva“. “Hanno parlato di un certo numero di temi e hanno concordato di continuare a cercare di risolvere le questioni tra i nostri due Paesi“. Alla notizia delle sanzioni, Ankara ha reagito condannando la posizione Usa inutilmente aggressiva e minacciando un'analoga risposta in tempi brevi.
Il caso
Brunson è detenuto in Turchia dall'ottobre 2016, quando venne arrestato con l'accusa di essere legato a Fetullah Gulen, il miliardario considerato da Ankara la mente del tentato golpe nel 2016. Trasferito agli arresti domiciliari di recente, l'uomo rischia 35 anni di carcere dopo aver diretto per 20 anni la “chiesa della resurrezione” a Smirne. Gli Stati Uniti ne hanno ripetutamente chiesto la liberazione e il 31 luglio hanno decretato sanzioni contro il governo di Ankara. Misure simboliche, ma destinate ad avere effetti sui mercati, considerando che già mercoledì scorso la lira turca ha perso significativamente valore.