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Conferenza di Parigi, Ayrault: “Ribadita la soluzione dei due Stati”

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“La Conferenza di Parigi per la pace nel medio oriente è stata un successo, chi pensava il contrario si è sbagliato e chi è mancato deve rimpiangerlo”. Lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean Marc Ayrault, affermando che alla conferenza hanno partecipato “70 paesi, con le Nazioni Unite, la Ue, la Lega Araba” e si è chiusa con “una dichiarazione chiara ed ambiziosa che ha ricordato la necessità di impegnarsi nei negoziati nella prospettiva che i due stati, quello di Israele e quello di Palestina, possano vivere insieme ed in pace”.

E’ questo, ha aggiunto, “l’obiettivo, l’accordo ed il messaggio: è un incoraggiamento ad israeliani e palestinesi a riprendere senza indugio i negoziati e questo corrisponde alla posizione dell’Unione europea, che ha con Israele una relazione d’amicizia molto stretta e forte ed è il primo finanziatore della Palestina”.

Al termine della conferenza lo stesso Ayrault aveva parlato di una dichiarazione che rappresenta una “mano tesa” ai due governi, quello di Benjamin Netanyahu – che aveva accusato questa conferenza di rappresentare “un passo indietro” e di essere “futile” – e quello di Abu Mazen, che era invece più che disponibile a partecipare ma che, per non irritare ulteriormente il governo israeliano, si è fatto in modo che non fosse presente nei locali del centro conferenze del Quai d’Orsay bensì in un altro edificio.

In effetti anche Israele, secondo quanto è filtrato dall’ufficio di Netanyahu, avrebbe apprezzato “l’addolcimento” del documento adottato rispetto ai contenuti della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dello scorso dicembre, specialmente nella parte riguardante le colonie ebraiche in Cisgiordania. Inoltre, domenica mattina, in una telefonata diretta con il premier israeliano prima di partecipare alla conferenza, il segretario di Stato Usa John Kerry – che tempo fa criticò duramente la politica israeliana e Netanyahu in particolare – si sarebbe impegnato sul fatto che da parte del Consiglio di sicurezza Onu non ci saranno nuovi interventi contro Israele. Osteggiando poi durante il summit qualsiasi riferimento alla questione Gerusalemme nel documento.

Alfano, da parte sua, ha insistito sul ruolo dell’Italia, determinante con il suo “contributo” per l’inserimento nella dichiarazione finale di almeno due elementi precisi: le violenze, l’incitamento al terrorismo, le parole “che infiammano”, tutti elementi dai quali vengono messe in guardia le due parti. E l’impossibilità di sostituire, in qualsiasi modo, “il negoziato diretto fra le due parti”, elemento indispensabile per ogni passo avanti.

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