Un tribunale del Bangladesh ha condannato a morte 16 persone per l'omicidio, avvenuto il 6 aprile scorso, di Nusrat Jahan Rafi, studentessa di 19 anni bruciata viva il 6 aprile, alcuni giorni dopo aver denunciato per molestie sessuali il preside della scuola coranica che frequentava, a Feni, nel sud-est del paese. Tra gli accusati c’è lo stesso preside, Siraj Ud Doula, che ha confessato di avere organizzato l’omicidio di Rafi dal carcere, dove si trova fin dalla denuncia della ragazza, dopo che lei si era rifiutata di ritirare le accuse nei suoi confronti. Lo riporta la bbc online. Tra gli accusati ci sono anche diversi studenti della scuola coranica e due politici locali, membri del partito di governo, la Lega Popolare Bengalese, e tra gli amministratori della scuola. L’accusa aveva chiesto la pena di morte per tutti gli imputati. I due politici e altri due imputati avevano negato le accuse, mentre gli altri avevano confessato. Nelle scorse ore, la sentenza capitale.
La denuncia e la morte
Come ricostruisce il Post.it, la tragedia è iniziata lo scorso 27 marzo quando Rafi era andata dalla polizia insieme ad alcuni familiari per raccontare che il preside della scuola l’aveva invitata nel suo ufficio, dove l’aveva ripetutamente toccata in modo inappropriato fino a che lei era scappata. Il poliziotto che aveva scritto la deposizione l’aveva filmata illegalmente, poi aveva diffuso il video su internet, reato per cui ora è formalmente accusato. Dopo l’arresto del preside, in seguito alla denuncia, alcune persone avevano preso le parti del preside, Siraj Ud Doula, organizzando una manifestazione per chiedere il suo rilascio. Il 6 aprile Rafi era andata a scuola per partecipare agli esami finali: secondo il racconto che lei stessa ha fatto prima di morire, è stata portata sul tetto dall’edificio, dove un gruppo di persone che indossavano dei burka le aveva gettato del cherosene addosso e le aveva dato fuoco, cercando di farlo sembrare un suicidio. Dopo essere stata soccorsa, Rafi era sopravvissuta per qualche giorno, fino al 10 aprile, ma poi era morta a causa delle ferite riportate: era ustionata sull’80 per cento del corpo.