Le sanzioni emesse dall'Unione europea contro oltre 80 personalità iraniane per “gravi violazioni dei diritti umani” sono dovute “in parte ai diversi valori tra la Repubblica islamica dell'Iran e l'Unione europea” e non dovrebbero compromettere il rapporto tra Bruxelles e Teheran. Lo ha detto Bahram Ghasemi, portavoce del ministero degli Esteri, durante una coferenza stampa, durante la quale ha spiegato: “Abbiamo alcune divergenze di opinioni con i Paesi europei e l'Unione europea”.
Sanzioni
Il 12 aprile, l'Unione ha rinnovato per un altro anno, fino al 13 aprile 2019, le misure restrittive “per via delle gravi violazioni dei diritti umani in Iran”. Le sanzioni in vigore dal 2011 consistono in un blocco dei fondi all'interno dell'Ue per 82 personalità iraniane, tra cui figurano ufficiali militari di alto rango, giudici, pubblici ministeri, funzionari della polizia e dell'intelligence, leader delle milizie affiliate al regime e direttori delle carceri. A queste persone è stato poi imposto il divieto di visitare l'Unione. I 28 paesi membri dell'Ue si astengono inoltre dal vendere attrezzature all'Iran che possano essere utilizzate per la repressione e per controllare le comunicazioni.
Diritti
Queste sanzioni sono state imposte per la prima volta nel 2009, per protestare contro la repressione delle proteste dopo la rielezione dell'ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, che ha provocato decine di morti e migliaia di arresti. Ghasemi ha detto che il dialogo a lungo termine con l'Unione europea dovrebbe continuare, concentrandosi su aree di accordo e in “un'atmosfera costruttiva di buona volontà”. “Nei prossimi mesi, diverse delegazioni si incontreranno per discutere di diversi temi e non solo di diritti umani”, ha detto Ghasemi. “Spero che questo possa accadere in un'atmosfera più positiva”.