Come previsto (e come annunciato) è un fiume in piena Michael Cohen, l'ex legale di fiducia di Donald Trump che, dopo l'incontro a porte chiuse con la Commissione Intelligence del Senato, si è presentato in audizione pubblica con la precisa e dichiarata intenzione di voler dire la sua non solo sulla posizione che lo riguarda ma anche sul Tycoon, come persona e come politico. Di sicuro, quando si parla di Trump per Cohen si intende una persona “razzista, un truffatore, un imbroglione”. Parole pesanti con le quali apre l'audizione e che, per l'ex legale, rappresentano l'identikit dell'attuale presidente degli Stati Uniti, anticipato peraltro al New York Times. Una mossa, quest'ultima, che non è piaciuta al fronte amministrativo che, con il deputato repubblicano Mark Meadows, ha fortemente criticato la scelta di Cohen al quale, però, la questione non ha spostato di molto il binario delle intenzioni inziali. E l'ex legale, poco prima dell'inizio dell'udienza, parla anche di se stesso, affermando di temere per la sua persona e facendo esplicita richiesta di protezione: “Ho chiesto a questa commissione che la mia famiglia sia protetta dalle minacce presidenziali”.
WikiLeaks e Trump Tower
Tocca tutti i temi salienti Michael Cohen, a cominciare dal mailgate e dalla querelle su WikiLeaks. Per il suo ex legale, Donald Trump sapeva in anticipo che il sito di Julian Assange era in possesso di mail potenzialmente compromettenti su Hillary Clinton e che a breve le avrebbe pubblicate. Secondo Cohen, inoltre, anche l'idea di una Trump Tower a Mosca fu tutt'altro che accantonata durante la campagna elettorale. Anzi, l'ex avvocato è piuttosto esplicito al riguardo, affermando di fatto che fu costretto a mentire dallo stesso Trump: “Io stavo negoziando per lui in Russia, ma lui mi guardò negli occhi e mi disse che non c'era alcun business in Russia. Poi andò fuori e mentì agli americani affermando la stessa cosa. In questo modo stava dicendo anche a me di mentire”. E ancora, per Cohen si trattò di una strategia ideata da Trump in quanto egli stesso non prevedeva una vittoria elettorale ma, più concretamente, gli ingenti proventi dal progetto immobiliare.
Il Russiagate
Capitolo Russiagate. Cohen ripercorre le tappe del famigerato incontro alla Trump Tower con gli emissari russi che proposero a Donald Jr, primogenito del presidente, del materiale compromettente riguardante Hillary Clinton. Di quell'incontro, Trump ha detto più volte di non aver mai saputo nulla in anticipo ma Cohen non è convinto: anzi, cita in audizione un episodio risalente a poco dopo il giugno di quell'anno, quando Donald Jr interruppe una riunione riferendo al padre la sibillina frase “l'incontro è sistemato”, ricevendo dal Tycoon la richiesta di tenerlo aggiornato. Per Cohen, il figlio di Trump non avrebbe mai organizzato nulla di così importante senza autorizzazione. A ogni modo, nonostante le sue supposizioni, Cohen ha specificato di non essere in possesso di nessuna prova a supporto delle sue tesi.