Peggiorano ancora le condizioni di di Liu Xiaobo, dissidente cinese Nobel per la Pace ricoverato in stato di detenzione al China Medical University per un cancro al fegato allo stadio terminale. Il quadro clinico è definito “critico“. Di recente le autorità cinesi, sull’onda della mobilitazione internazionale a favore di Liu, avevano acconsentito il suo trasporto all’estero, a favore del quale si sono espressi i medici che lo curano.
L’ok al trasferimento è arrivato dopo il consulto svolto da due specialisti stranieri, uno tedesco e uno americano. In una dichiarazione congiunta i due medici hanno affermato che sia l’Università di Heidelberg, in Germania, che l’Md Cancer Center del Texas sono pronti ad accettare Liu, ma il trasferimento dovrà avvenire “il più rapidamente possibile“. L’opinione dei due medici stranieri contraddiceva le dichiarazioni degli esperti cinesi, i quali avevano escluso la possibilità che Liu potesse viaggiare a causa delle sue condizioni. Il legale del Premio Nobel aveva fatto sapere che Liu voleva andare all’estero per le cure, negli Usa o preferibilmente in Germania.
Xiaobo, 61 anni, è stato arrestato l’8 dicembre 2008 per la sua adesione al movimento “Charta 08“, ed è stato detenuto in un luogo segreto, sebbene il provvedimento sia stato formalizzato solo il 23 giugno 2009. L’accusa è quella di “incitamento alla sovversione del potere dello Stato” Dopo un anno di detenzione, il 23 dicembre 2009 si è svolto il processo; il 25 è stato condannato a 11 anni di prigione e a due anni di interdizione dai pubblici uffici. La sentenza è stata confermata in appello l’11 febbraio 2010.
L’8 ottobre 2010 è stato insignito del Premio Nobel per la pace “per il suo impegno non violento a tutela dei diritti umani in Cina”. È il primo cinese a ricevere questa onorificenza ed è la terza persona a esserne insignita mentre si trova in carcere, dopo Carl von Ossietzky (1935) e Aung San Suu Kyi (1991).