Liu Tienan è stato condannato all’ergastolo: uno dei maggiori funzionari economici di Pechino è accusato infatti di aver incassato tangenti per milioni di dollari, durante la sua lunga carriera. Secondo l’agenzia France Press, nella sentenza c’è scritto che Tienan “ha tratto vantaggi dalla sua posizione, ottenendo favori per altri in cambio di denaro o regali ricevuti in maniera illegale attraverso lui stesso o il figlio Liu Decheng”.
Sono esattamente 35,6 milioni di yuan, pari a 4,8 milioni di euro, le risorse trafugate e imputate a Tienan: vice direttore della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme fino all’agosto 2013, è stato poi licenziato all’improvviso. In cambio delle mazzette, l’ex funzionario avrebbe concesso “corsie preferenziali” ad alcuni imprenditori. Secondo quanto riportato dalla tv di stato, il funzionario ha già confessato i suoi crimini: “Mi pento in maniera profonda delle mie azioni – avrebbe detto Tienan – ho perso la fiducia dei miei capi e dei miei colleghi”.
Oltre a essere condannato all’ergastolo, l’ex funzionario ha perso per sempre i propri diritti politici: le sue proprietà e i suoi fondi personali sono stati confiscati. Tuttavia, sottolineano alcuni funzionari comunisti alla Xinhua, avendo confessato e cooperato con gli investigatori “ha potuto evitare la pena di morte”.
La Cina è da tempo impegnata in una campagna contro la corruzione fra i funzionari: proprio la scorsa settimana sono state formalizzate le accuse contro l’ex “zar della sicurezza nazionale” Zhou Yongkang, il dirigente cinese più importante mai finito alla sbarra per corruzione. Il caso di Tienan è stato portato alla luce da un reporter cinese: un caso più che raro per il giornalismo investigativo che ne Paese non gode certo di spazi o tutele. Inoltre, il funzionario economico è stato uno dei dirigenti più alti in grado a cadere in disgrazia dalla presa di potere del presidente Xi Jinping, avvenuta nel 2012.