Durante il primo anno di campagna anti-terrorismo nella regione autonoma cinese dello Xinjiang, sono ben 181 le cellule terroristiche che sono state neutralizzate dalle forze dell’ordine. Tale campagna era stata indetta lo scorso anno da parte delle autorità centrali cinesi per fermare l’ondata di attacchi in luoghi pubblici che si sono succeduti nella regione autonoma nord-occidentale e in altre aree del Paese. Inoltre è stato reso noto dall’agenzia Xinhua, che il 96,2% dei gruppi sono stati bloccati proprio in fase di progettazione di attentati, mentre 112 individui sospettati di fare parte di associazioni terroristiche sono stati consegnati alla polizia.
L’evento scatenante che ha fatto partire la campagna è stato l’attentato al mercato all’aperto di Urumqi, capoluogo regionale dello Xinjiang, avvenuto nel maggio scorso, quando erano morte 39 persone in un attacco portato da due autovetture cariche di materiale esplosivo e incendiario. Altre novanta persone erano rimaste ferite.
Nello Xinjiang vive la minoranza etnica degli uighuri, di fede musulmana, tra cui sono presenti alcuni gruppi separatisti che rivendicano l’autonomia della regione dal governo centrale cinese. Pechino teme che questi gruppi possano avere contatto con i terroristi che si addestrano in Asia centrale o addirittura proprio con lo Stato Islamico, dopo la diffusione di notizio sui media cinesi nei mesi scorsi di circa 300 foreign fighters con passaporto cinese.