Uno scontro a fuoco nella regione del Xinjiang, nel nord-ovest della Cina, ha provocato la morte di 17 persone, tra cui quattro poliziotti, nove ribelli uighuri (etnia turcofona di religione islamica) e quattro passanti vittime del fuoco incrociato. Lo riferisce l’emittente americana Radio Free Asia citando fonti locali tra cui il vicesindaco di Yingairike (Yaqaeriq in lingua uighura), la città nella quale è avvenuta la sparatoria.
Secondo il racconto del vicesindaco, la tragedia è iniziata nel corso di un’operazione di perquisizione casa per casa delle forze di sicurezza, pratica usata frequentemente dalla polizia dello Xinjiang. Dieci persone che erano state sorprese in atteggiamento sospetto hanno attaccato con coltelli e altre armi da taglio gli agenti, disarmando uno dei poliziotti e sparandogli contro. I ribelli si sarebbero poi recati al commissariato di polizia scontrandosi con gli uomini che lo presidiavano.
La regione dello Xinjiang, abitata dalla minoranza etnica degli uiguri, è scossa dal 2009 da violenti fermenti separatisti. Gli uiguri si ritengono oppressi dalla Cina e spesso attaccano le forze di sicurezza – e in alcuni casi gli immigrati provenienti da altre regioni del Paese – per rivendicare la propria autonomia. In questi anni le autorità hanno reagito con migliaia di arresti e di processi. Secondo cifre riportate dalle organizzazioni umanitarie internazionali, solo l’anno scorso sono state eseguite nella regione almeno una quarantina di condanne capitali.