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Chiese incendiate in Niger per protesta contro Charlie Hebdo

Chiese incendiate, violenze in strada. Gli scontri nella capitale Niamey con centinaia di persone in strada a gridare “abbasso la Francia, abbasso Charlie”, ed altre frasi meno civili. Accade in Nigeria, e come non ricordare che il presidente Mahamadou Issoufou è stato uno dei sei capi di Stato africani che hanno partecipato alla marcia repubblicana di domenica scorsa in sostegno alla libertà d’espressione a Parigi.

In tutto sarebbero sette i luoghi di culto assaltati: due a Zinder, nel sud del Paese, dove gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza – iniziati venerdì – hanno causato cinque morti e una cinquantina di feriti, altre due sabato mattina nella capitale al termine della preghiera nella principale moschea della città. E poi ancora a Maradi, località situata a 600 chilometri da Niamey, e a Gouré, nell’est.

Tra gli edifici religiosi attaccati, c’è anche la più grande chiesa protestante della capitale, Niamey. I poliziotti in tenuta antisommossa hanno usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che hanno lanciato anche delle pietre contro le forze di sicurezza. Il governo del Niger ha vietato la vendita del settimanale Charlie Hebdo ma questa misura non sembra per ora sufficiente a placare la rabbia in un Paese che, come Ciad e Camerun, confina con la regione nord-orientale della Nigeria in mano ai sanguinari fondamentalisti islamici Boko Haram.

 

 

 

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