Dopo aver rivendicato gli attacchi contro chiese e hotel in Sri Lanka – costati la vita ad almeno 321 persone – l'Isis tramite l'agenzia Amaq, ha pubblicato fotografie e nomi di battaglia dei sette kamikaze impiegati per commettere le stragi.
Mimetizzati
E' stata anche diffusa l'immagine di un uomo, descritto come la “guida” degli altri attentatori. Sei jihadisti, sottolinea ancora Amaq, erano “mimetizzati” tra le vittime, mentre un settimo ha avuto uno scontro a fuoco con la polizia in un edificio di Dematagoda. La Pasqua, afferma il Califfato nel comunicato, “è la festa degli infedeli“. Secondo le indagini, il gruppo terroristico avrebbe colpito per vendicare il massacro di Christchurch (Nuova Zelanda) dello scorso 15 marzo.
Disposti a tutto
L'attentatore che si è fatto esplodere all'interno dell'hotel Shangri-La sarebbe Insan Seelawan. Quando la polizia, ieri, ha perquisito la sua abitazione nella località di Dematagoda, sua moglie ha fatto esplodere una bomba uccidendo se stessa e i suoi due figli. Anche il fratello del sospetto kamikaze, che le forze di sicurezza hanno tentato di catturare, ha fatto detonare una bomba: oltre a lui, sono rimasti uccisi tre agenti.
Rischi futuri
Per il premier cingalese, Raniel Wickremasinghe, il rischio terroristico non si è esaurito con le stragi di Pasqua ma potrebbero essere compiuti nuovi attentati nell'immediato futuro. Nel Paese, ha aggiunto, ci sono ancora jihadisti e ordigni pronti a esplodere da un momento all'altro. Prima della rivendicazione da parte di Daesh le indagini avevano preso di mira ll National Thowheeth Jama'at (Ntj), un movimento islamista locale. Tuttavia un portavoce del governo aveva chiarito che Ntj è un gruppo troppo piccolo per compiere attacchi di quella portata e avrebbe avuto bisogno di un “supporto internazionale“.
Il racconto
L'Ansa ha, intanto, raccolto le testimonianze di alcuni turisti italiani rientrati dallo Sri Lanka. “Eravamo in albergo a Negombo, città a maggioranza cristiana distante una quarantina di chilometri da Colombo e a circa 4 chilometri da San Sebastiano, una delle chiese oggetto degli attacchi esplosivi compiuti contro chiese e hotel del Paese. Sul momento – ha raccontato Nunzia Simoncini, di Roma, dopo essere sbarcata a Fiumicino in compagnia della nipote Michela – non avevamo capito cosa fosse accaduto. Lo abbiamo capito solo in un secondo momento seguendo i notiziari della Cnn e navigando in internet. Subito dopo, ci è stato quindi ordinato di non uscire assolutamente dall'hotel dove, per questo, siamo rimaste chiuse per due giorni“. La donna ha aggiunto poi che “a causa del coprifuoco, sono state interrotte tutte le linee di comunicazione messaggistica, come, ad esempio, Facebook”.