Cinquanta tra donne, uomini, bambini e anziani di religione cristiana sono stati sgozzati a Gambi, villaggio situato a 50 chilometri da Bangassou, in Centrafrica, da tre anni sotto il controllo dei ribelli Seleka. A compiere la strage un gruppo di miliziani islamisti che si sono vendicati per l’incursione di combattenti non musulmani all’interno del loro territorio, conteso fra diverse fazioni. Tra le vittime ci sarebbero anche 6 volontari della Croce Rossa. A dare notizia della strage, ha riportato Avvenire, è stato mons. Juan Josè Aguirre, vescovo di Bangassou.
Il prelato ha raccontato i conflitti di potere nel Paese africano, da sempre ostaggio di guerre e violenze. La scorsa settimana le milizie di alcuni gruppi di autodifesa del territorio, non islamici, erano entrati nel villaggio, provocando la reazione delle truppe Onu, che nella loro azione avevano, tuttavia, ucciso diversi civili. I miliziani erano riusciti a cacciare i Seleka, estremisti islamici addestrati in Ciad che dal 2013 combattono nella Repubblica Centrafricana.
Questo l’antefatto della vendetta portata a termine nelle scorse ore a danno della popolazione inerme del piccolo centro abitato. I Seleka hanno fatto irruzione nell’ospedale della Croce Rossa, dove hanno assassinato i feriti e i parenti dei malati, in gran parte civili cristiani.
Una strage che, secondo mon. Aguirre, ha “profondamente addolorato Papa Francesco, il quale ha ricordato l’episodio nella sua udienza del mercoledì rivolgendo il suo appello affinché questi crimini finiscano“. La parrocchia è stata saccheggiata e monsignor Aguirre è sempre più sotto un fuoco incrociato, tra i radicali musulmani che lo attaccano perché è cristiano, e i gruppi di autodifesa che lo accusano di difendere gli islamici.