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Cento milioni per salvare l'Unrwa

La comunità internazionale ha promesso 100 milioni di dollari aggiuntivi all'Unrwa, agenzia Onu per i profughi palestinesi entrata in crisi dopo il drastico taglio dei fondi deciso dall'amministrazione Trump

Fretta

Ma mancano ancora 346 milioni di dollari per evitare il blocco dei servizi essenziali – in primis istruzione e sanità – forniti ai 5 milioni di rifugiati palestinesi tra Libano, Giordania, Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza.
“Abbiamo ottenuto fondi aggiuntivi per 100 milioni dollari, un primo passo importante per colmare il deficit di quest'anno. Ritengo che sia un successo, ma che resti molto lavoro da fare”, ha affermato il segretario generale dell'Unrwa, Pierre Kraehenbuehl, al termine della conferenza straordinaria promossa a Roma da Svezia, Giordania ed Egitto.

Donazioni

Tra i Paesi che doneranno nuovi fondi, ci sono “Qatar, Canada, Svizzera, Turchia, Norvegia, Messico, India e Francia”, ha riferito Kraehenbuhel, sottolineando che “altri Paesi hanno espresso la volontà di dare contributi aggiuntivi” ed “entro l'estate” dovrebbero aggiungersene altri. Ora è “imperativo trovare il resto dei soldi“, ha proseguito, sostenendo che “bisogna restare ottimisti“, forti di “una dichiarazione di impegno politico senza precedenti”. Il messaggio ai rifugiati palestinesi è chiaro, “il mondo non vi abbandonerà“.

Speranza

Soddisfazione, insieme a speranza, è stata espressa anche dal segretario generale Onu, Antonio Guterres, che ha sottolineato come “il grande supporto politico” della comunità internazionale “si è trasformato in denaro. Un primo passo molto importante, ma dobbiamo continuare a impegnarci in modo che alla fine dell'anno saremo in grado di rispondere ai bisogni e diritti dei palestinesi, fino a quando i servizi dell'Unrwa non saranno più necessari perché c'è una soluzione politica” alla questione israelo-palestinese.

Rischi

“Non ci possiamo permettere di fallire perché 500 mila studenti palestinesi non potranno avere un'istruzione” senza l'Unrwa, e “milioni di uomini e donne non avranno aiuti per sopravvivere“, ha affermato il ministro degli Esteri Giordano, Ayman Safadi, ricordando che “la questione palestinese va risolta con un negoziato: a maggio saranno 70 anni di sofferenza e quindi è necessario offrire loro una soluzione equa e giusta”. Gli ha fatto eco il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, che ha riconosciuto “l'importanza del contributo Usa in passato: speriamo che continui a sostenere il processo di pace per la nascita di uno Stato palestinese”.

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