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Cavusoglu sfida lo stop ai comizi pro-Erdogan, ma i Paesi Bassi cancellano il volo

Non atterrerà sul suolo olandese l’aereo del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. Il governo neerlandese, infatti, ha cancellato il volo e impedito così non solo il previsto comizio pro-referendum, ma anche lo sbarco nel Paese. Nonostante il divieto imposto dal governo neerlandese di tenere discorsi pubblici in favore del referendum presidenziale voluto dal numero uno turco, Rece Tayyip Erdogan, il ministro degli Esteri aveva annunciato che si sarebbe lo stesso a Rotterdam, per tenere un discorso propagandistico in uno dei Paesi europei più fortemente soggetto a immigrazione turca, non solo sfidando di fatto il veto de L’Aia a tenere campagne sul suolo dei Paesi Bassi, ma minacciando di “imporre dure sanzioni” se le autorità locali avessero impedito lo svolgimento del suo comizio.

Le tensioni

Non si ferma, dunque, la sfida a distanza tra Europa e Turchia. Anzi, sale di tensione. Nella giornata del 10 marzo, uniformandosi alla linea governativa, il sindaco di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, aveva specificato come la città avrebbe accolto favorevolmente il ministro turco in quanto in possesso “dell’immunità diplomatica e dunque lo tratteremo con rispetto. Ma abbiamo altri strumenti per vietare gli eventi negli spazi pubblici”. Ok all’accoglienza, quindi, ma niente comizi né eventi pubblici destinati a sostenere il referendum costituzionale che dovrebbe tenersi il prossimo 16 aprile. Una situazione simile, nei giorni scorsi, si era verificata tra Ankara e Berlino, con il governo tedesco restio a concedere questa possibilità a Cavusoglu, pur in un Paese dove il numero degli immigrati turchi supera i tre milioni. Alla fine era stata concessa l’opportunità di parlare nella residenza del console di Turchia. A Rotterdam, invece, il ministro non atterrerà nemmeno.

Cavusoglu e Wilders

Ma il diverbio, negli ultimi giorni, si era spostato anche sul fronte politico: a seguito del rifiuto del governo di ospitare Cavusoglu per discorsi di propaganda, era stato il leader del Partito per la libertà olandese, Geert Wilders, a tacciare il presidente Erdogan di essere un dittatore. La risposta non si era fatta attendere, ed era arrivata per bocca proprio di Cavusoglu: “Andrò naturalmente in Olanda. Tutti dovrebbero sapere che nessuna di queste difficoltà potrà impedirci di incontrare i nostri concittadini. Non cederemo ai fascisti e ai razzisti come Wilders. Andremo a incontrare i nostri concittadini ovunque lo vogliano”.

Anche altri Paesi europei avevano imposto i medesimi divieti ai politici turchi, fra tutti l’Austria: il governo aveva infatti vietato il comizio che, nella città di Linz, avrebbe visto la partecipazione di un alleato politico di Erdogan.

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