E'uno scenario apocalittico quello con cui l'Indonesia ha riaperto gli occhi: il sisma di magnitudo 7.5 che, nella giornata di ieri, ha devastato le province centrali dell'isola di Sulawesi ha provocato non meno di 380 vittime, ed è un bilancio solo provvisorio, relativo solo a una parte delle regioni colpite. La forza del terremoto ha devastato alcuni centri abitati nella zona centrale dell'isola, mentre lo tsunami provocato ha fatto il resto, colpendo l'area costiera con onde alte fino a tre metri, penetrate nell'entroterra e in grado di spazzare letteralmente via le case dei villaggi lungo la costa. Danneggiata la rete elettrica e numerose strade sono state rese impraticabili, circostanza che sta rendendo molto difficile le operazoni dei soccorritori. Sono stati segnalati danni anche all'aeroporto di Palu, nella regione colpita con più violenza dallo tsunami, con la torre di controllo e la pista avrebbero subito alcuni danneggiamenti che, però, non impedirebbero il regolare traffico aereo.
Sisma a 10 km di profondità
Nel corso della giornata di ieri, l'area centrale dell'arcipelago indonesiano ha dovuto fare i conti anche con un'altra scossa sismica, di minore entità ma comunque elevata (6.1). La Us Geological Survey, ha individuato la più forte delle due scosse (la seconda) a un epcientro di 10 chilometri di profondità, a circa 56 dalla città di Sulawesi, nel Donggala, in direzione nord-est. Secondo quanto riferito da un funzionario dell'Akris, l'agenzia di crisi indonesiana, la scossa è arrivata “mentre abbiamo ancora difficoltà a recuperare i dati dai nove villaggi colpiti dal primo terremoto… La nostra stima iniziale, basata sull'esperienza, è che ha causato danni estesi da Palu verso nord a Donggala”.
Situazione critica
Nell'arcipelago è dunque tornato l'incubo del 2004, quando uno degli tsunami più devastanti del millennio aveva spazzato via case, porti e villaggi turistici di Sumatra, Borneo e Sri Lanka, per citare solo le zone più colpite. La situazione critica vissuta a Palu è stata descritta con un video-tweet da Komang Adi Sujendra, direttore provinciale dell'Associazione dei medici indonesiani, il quale ha spiegato che “ci sono numerose strutture mediche a Palu. Ma solo in questo ospedale (l'Undata Regional Hospital, ndr) abbiamo 30 morti, 12 persone che devono essere operate per fratture e nove persone con traumi cranici… Abbiamo bisogno di tende, medicine, personale medico, coperte e molte altre cose. Spero che possiate aiutarci, in modo da dare alle vittime tutto l'aiuto di cui hanno bisogno”. Sujendra, infatti, ha spiegato che lo tsunami ha tagliato le forniture di elettricità e acqua, il che ostacola in modo considerevole il compito dei medici.