“Nessuno crede alla macchina della propaganda sovietica da Guerra Fredda”. Ahmet Davutoglu, premier turco, azzarda un paragone con il passato per rispondere alle accuse di Mosca sul presunto commercio illegale di petrolio con l’Isis che coinvolgerebbe il presidente Recep Tayyp Erdogan. Parole che sono state definite una “calunnia” dall’interessato e “menzogne” dal capo del governo. La tensione tra i due Paesi resta alta dopo l’abbattimento del Su-24 sul confine siriano. Davutoglu ha inoltre spiegato che la Turchia sta facendo il possibile per chiudere la frontiera con la Siria come richiesto, nell’incontro con Erdogan di martedì scorso a Parigi, dal presidente Usa Barack Obama.
Secondo il titolare della Casa Bianca sono stati fatti dei progressi in tal senso, “ma vi sono ancora molte lacune”. In particolare Obama ha notato che vi è ancora un tratto di circa 98 chilometri utilizzati dai terroristi dello Stato islamico per spostarsi e utilizzato anche per spedire il carburante venduto illegalmente dall’Is”. Davutoglu nei prossimi giorni sarà in Azerbaijan, primo viaggio all’estero dopo aver ottenuto la fiducia in Parlamento lo scorso 30 novembre. E’ probabile che durante il vertice con il presidente azero Iham Aliyev e l’omologo Artur Rasizade venga anche discussa la possibilità di sottoscrivere contratti per nuove forniture energetiche dopo che i contrasti con la Russia potrebbero avere ripercussioni su Ankara.