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Caso Caruana, Muscat assediato in Parlamento

Un vero e proprio assedio quello messo in atto dai maltesi nei confronti del premier Joseph Muscat, travolto dallo scandalo legato all'omicidio di Daphne Caruana Galizia e, ora, non più sotto pressione esclusivamente da un punto di vista politico. In migliaia, infatti, sono tornati in strada a La Valletta per manifestare contro il premier chiedendone le dimissioni, proprio nel giorno in cui la famiglia della reporter ha presentato un esposto al Tribunale per richiedere un'indagine a carico dello stesso Muscat in relazione, perlopiù, alla permanenza di Keith Schembri (ex capo di gabinetto) alle riunioni con l'intelligence, invitandolo a desistere dall'essere ulteriormente coinvolto nelle indagini sull'assassinio di Caruana.

Manifestazioni

A poco è servita la conferma della fiducia da parte del partito laburista, così come la promessa delle dimissioni entro il mese prossimo: una folla composta da migliaia di persone, fra le quali anche molti sostenitori dei Lab, hanno invaso le strade e costretto la Polizia a enormi sforzi per contenere la marea umana, che ha di fatto bloccato una delle due uscite del Parlamento. Momenti di protesta vibrante, con i manifestanti che hanno lanciato uova e ortaggi verso i parlamentari laburisti (rei di aver concesso la fiducia a Muscat) e le altre forze politiche a fare pressione sulla maggioranza, dapprima disertando l'aula e, successivamente, intrattenendo discussioni accese, come nel caso di due rappresentanti del Parlamento che, a quanto pare, sarebbero quasi finiti alle mani.

La difesa

Nel frattempo, in un'Aula praticamente vuota, Muscat ha provato a mettere insieme la sua arringa difensiva, spiegando che “quando Daphne Caruana Galizia è stata uccisa, ho promesso di fare tutto il possibile fino a quando i colpevoli non sono saranno assicurati alla giustizia”, assicurando di non aver negoziato con l'intermediario e che sarebbero state Autorità giudiziaria e polizia a farlo, palesando la possibilità dell'immunità all'uomo qualora avesse fornito informazioni ritenute estremamente utili per l'identificazione del sospetto mandante. Gli occhi sono caduti, pochissime ore dopo, sul miliardario maltese Yorgen Fenech, fermato mentre cercava di lasciare il Paese e ora formalmente incriminato come sospetto mandante dell'omicidio di Daphne: “Ho firmato una lettera con il capo della polizia e il giudice – ha detto riferendosi al caso dell'intermediario – in cui avrei proposto il perdono dopo la sua collaborazione. Ho la piena responsabilità di questa decisione. Gli investigatori hanno analizzato le informazioni e sono state chiarite con la persona interessata. Sono stato poi informato dal giudice e dal capo della polizia che c'erano prove sufficienti per essere confermate

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