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Caracas, attentato contro Maduro

Momenti di panico durante la parata militare organizzata in occasione dell'81esimo anniversario della fondazione del corpo della Guardia Nazionale venezuelana, a Caracas. Alcuni droni sono esplosi poco distanti dal palco dove il presidente Nicolas Maduro stava tenendo il suo discorso, ferendo sette persone. Un attentato contro il presidente: di questo hanno parlato immediatamente i media latinoamericani e lo stesso capo dello Stato, il quale è stato trascinato via dagli addetti alla sua sicurezza mentre le fila di soldati che stavano sfilando, dopo le esplosioni, hanno rotto le righe e si sono dati alla fuga. Poco dopo, il ministro delle Comunicazioni, Alejandro Dominguez, ha riferito che “il presidente Nicolas Maduro è stato oggetto di un attentato a Caracas” ma che “è incolume e parlerà al Paese”. Dallo stesso Dominguez è arrivata la notizia delle sette persone ferite.

La rivendicazione

Il presidente venezuelano si è pronunciato poco dopo, spiegando che qualcuno aveva tentato di ucciderlo e indicando immediatamente la Colombia come responsabile del fallito attentato: “Non ho dubbi – ha detto – che dietro l'attentato ci sia il nome di Juan Manuel Santos”, riferendosi al presidente in carica del Paese. Un'affermazione che un funzionario di Bogotà ha immediatamente rispedito al mittente, indicandola come “infondata”. Successivamente, ossia qualche ora dopo, è arrivata però una rivendicazione sulla quale le Forze armate stanno indagando per tentare di darle un volto: a dichiararsi responsabile dell'attentato, infatti, è stato un 'Movimento nazionale di soldati in camicia' (autodefinitosi un gruppo “di patrioti militari e civili, leali al popolo venezuelano che cerca di salvare la democrazia in una nazione sotto dittatura”), il quale ha lanciato accuse precise al presidente Maduro in un comunicato fatto pervenire a una giornalista, Patricia Poleo, nota per le sue posizioni prossime alle opposizioni. Nel messaggio, letto dalla giornalista sul suo canale Youtube, si spiega che “è contro l'onore militare tenere al governo coloro che non solo hanno dimenticato la Costituzione ma che hanno trasformato le cariche pubbliche in un osceno modo per arricchirsi”. E ancora: “Se lo scopo di un governo è raggiungere la maggior felicità possibile, non possiamo tollerare che la popolazione soffra la fame, che i malati non abbiano medicine, che la moneta non abbia valore, e che il sistema dell'istruzione nè istruisca nè ma solo indottrini al comunismo”. Infine, si incita il popolo a sollevarsi: “Popolo del Venezuela, per concludere con successo questa lotta di emancipazione dobbiamo scendere in piazza senza arretrare”.

L'avviso

Eloquenti, in diretta tv, le immagini del fallito attentato: l'audio si interrompe improvvisamente mentre Maduro sta parlando a seguito di quella che è sembrata essere da subito un'esplosione. Poco dopo un altro boato, con un soldato ferito che cade a terra aggrappandosi al ministro della Difesa, mentre i militari in sfilata si disperdevano. Secondo quanto spiegato dallo stesso Gruppo che ha rivendicato l'attentato, pare che i droni siano stati colpiti prima di poter raggiungere Maduro, motivo che ha fatto fallire l'attacco al presidente. Ma “i soldati in camicia” hanno già annunciato che ci riproveranno: “Abbiamo dimostrato che sono vulnerabili. Oggi non ha avuto successo ma è solo una questione di tempo”.

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