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Caos in Libia, Ankara pronta a intervenire

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Si aprirà con il dossier Libia il nuovo anno della Turchia che, dopo l'offensiva contro i curdi, valuterà se mobilitare il proprio esercito anche in Nord Africa. La mozione verrà vota il 7 gennaio, in corrispondenza della ripresa dei lavori in Parlamento, stabilendo se Ankara schiererà le sue truppe contro le forze del generale Haftar, aumentando le variabili in relazione al caos libico, ora come ora in fase di stallo, nonostante la pressione degli schieramenti della Cirenaica continuino la loro pressione su Tripoli. E di Libia il presidente Erdogan ha parlato anche nella giornata di ieri, trascorsa a Tunisi, dove ha incontrato il suo omologo Kais Saied, al governo da un paio di mesi, discutendo della cooperazione fra Turchia e Tripoli, sede del governo d'unità nazionale, stipulata il 27 novembre. Questo perché, come spiegato dal presidente turco, “l'impatto degli sviluppi negativi in Libia non si limita a questo Paese ma tocca anche i Paesi vicini, in cima la Tunisia”. L'obiettivo dichiarato di Erdogan è contribuire ad accelerare la fine del conflitto risolvendo il caos nazionale che, a ogni modo, dovrà tenere in considerazione anche le altre realtà territoriali, che altrettanto contribuiscono all'instabilità di una regione in estrema difficoltà.

La guerra permanente

La possibilità dell'intervento turco rende più che mai chiaro come la guerra in Libia sia ormai un conflitto estremamente aperto all'intervento di terzi, realtà esterne quantomai determinanti per l'andamento dello scontro armato, per certi versi addirittura più delle due principali forze in campo. Va da sé che l'incremento dell'interventismo esterno abbia provocato il conseguente innalzamento della soglia di violenza e, nondimeno, allargato il fronte internazionale del conflitto locale, suscitando particolare preoccupazione (specie negli Stati Uniti) per la crescente parte in causa della Russia al fianco di Haftar. Una situazione che rischia di trasformarsi in una sorta di guerra perpetua, tra forze maggiori e realtà territoriali interessate a rivendicare il proprio ruolo nello scacchiere libico, finendo per coinvolgere una fascia di territorio ben più ampia, già di per sé in difficoltà per conflitti ideologici e guerre dell'acqua.

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