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Caos in Liberia, in migliaia in piazza contro Weah

Non sono giorni semplici per George Weah, ex attaccante del Milan e Pallone d'oro nel 1995, attualmente con un'incombenza ben diversa rispetto a quella di dover trascniare a suon di reti il proprio club di appartenenza. Da gennaio 2018, infatti, Weah ricopre l'incarico di presidente della Liberia, il Paese per cui si battè già quando indossava la divisa da gioco e che, dopo aver vinto le elezioni del dicembre 2017 superando, alla guida della Coalizione per il cambiamento democratico, il rivale Joseph Boakai, ha iniziato a dare concretezza istituzionale al suo impegno politico per il proprio Paese. Oggi, a due anni di distanza, il persidente si tova a dover fronteggiare l'istanza della sua Nazione, scontenta di come il governo sta portando avanti la propria politica economica, dando vita a un'imponente manifestazione nella capitale Monrovia che ha portato tremila persone a un passo dal palazzo presidenziale, dove oggi opera quello che, per una vita, è stato considerato un simbolo per le giovani generazioni africane.

La protesta

Momenti di grande tensione hanno accompagnato il corteo dei manifestanti, respinti dalla Polizia con idranti e gas lacrimogeni. Nel mirino dei liberiani, in particolar modo, lo staff che amministra le finanze e l'economia della Liberia, additato come responsabile della gravissima crisi di liquidità del Paese e dell'alto tasso d'inflazione che ha caratterizzato gli ultimi mesi. La contestazione dei liberiani, riguarda in particolar modo 25 milioni di dollari che il governo avrebbe prelevato dalla Banca Centrale proprio con l'obiettivo di assestare la stabilità economica del Paese, sostituendo la vecchia valuta liberiana soggetta a una progressiva svalutazione, ragione principale dell'incremento dei livelli di inflazione: “Abbiamo presentato una petizione al presidente – fanno sapere dal movimento Council of Patriots – perché si affronti la questione della corruzione, della cattiva governance, della violazione della Costituzione, ma il presidente ha rifiutato di rispondere a qualsiasi nostra richiesta”.

Il caso

Al momento, dal presidente non sono giunte spiegazioni ufficiali, se non l'accusa alle opposizioni di aver fomentato la protesta. Le stesse che Weah aveva additato come responsabili della scomparsa di cento milioni di dollari (quasi 16 miliardi in valuta liberiana) in banconote provenienti dalla Svezia e approdate al Monrovia Free Port in un container trasportato da un cargo, svanito nel nulla nel 2018. In quel caso, la presidenza della Repubblica aveva individuato negli ambienti vicini all'ex presidente Ellen Johnson Sirleaf, Nobel per la Pace nel 2011, la resopnsabilità dell'accaduto, tanto che suo figlio Charles (ex numero due della Federal Reserve locale e fratello di Robert, ex rivale proprio di Weah nella corsa al Senato del 2014) era stato arrestato assieme ad altri dirigenti della Banca centrale, con l'accusa di riciclaggio e – almeno inizialmente – di sabotaggio economico, accuse che Sirleaf ha sempre respinto. Nel marzo del 2019, il figlio della ex presidente era stato rilasciato per ragioni mediche, prima di tornare in prigione ad agosto.

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