Sensazioni positive dal (veloce) vertice dei 27 di Bruxelles per l’approvazione delle linee guida per il negoziato sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. La decisione, nella riunione straordinaria svoltasi quest’oggi, è stata raggiunta all’unanimità con fulmineo voto di maggioranza durante quello che, tutto sommato, è stato più che altro un pranzo di lavoro, non partecipato comunque dal premier britannico Theresa May. Altrettanto immediato il tweet di soddisfazione da parte del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il quale ha poi commentato il risultato ottenuto: “Un mandato politico dei 27 forte ed equo è pronto per le discussioni sulla Brexit”. Approvate le linee per il negoziato, dunque, può partire la vera sfida sull’addio di Londra all’Europa. E, almeno per il momento, la questione sarà essenzialmente questa, ossia i termini dell’uscita. Non ci sarà, come auspicato da May, la contemporanea discussione sui nuovi rapporti fra Gran Bretagna e Ue. Per quelli bisognerà attendere la conclusione di questa prima tranche di dibattito che, comunque, non partirà prima di giugno, essendo le votazioni per il nuovo governo anglosassone previste per l’8 di quel mese (con voto anticipato).
Il prezzo dell’addio
Tanti e delicati i punti che andranno affrontati, legati a doppio filo con l’affare Brexit, a cominciare dai diritti dei cittadini europei residenti in terra britannica, ma anche la questione dei confini con l’Irlanda del Nord e, nondimeno, il prezzo materiale (a livello finanziario) dell’uscita dall’Ue. Sul primo punto, il Consiglio è stato chiaro: i Ventisette presenteranno un dettagliato documento comprensivo di tutti i diritti imprescindibili sia per gli europei che vivono nel Regno Unito sia per i britannici che vivono nell’Unione. Altrettanto spinoso il punto finanziario: finora, era stato stimato un prezzo di addio di circa 60 miliardi di euro ma, a questo punto, il conto sembra essere destinato a salire. E, sull’argomento, i commenti dei 27 sono stati tutt’altro che distensivi: “C’è la sensazione che qualcuno in Gran Bretagna si faccia delle illusioni, deve essere detto chiaramente che è tempo sprecato”, ha spiegato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione. Sulla stessa linea, anche il presidente uscente della Francia, François Hollande, il quale ha messo Londra sull’avviso, dicendo che la Brexit avrà un prezzo e che le condizioni successive potrebbero essere addirittura peggiori anche perché “i 27 difenderanno i loro interessi”. Durissimo il commento del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble: “La Gran Bretagna non può avere, dopo l’uscita, vantaggi che altri Paesi non hanno. Nulla è gratis e i britannici devono saperlo”.
Gentiloni: “Brexit sfida di unità”
La prima scadenza dei negoziati, almeno nelle intenzioni, sarà ottobre 2018, quando dovrebbe chiudersi la prima tranche legata ai termini del divorzio. L’obiettivo è non protrarre la questione oltre due anni (la votazione del Parlamento europeo è prevista non più tardi di marzo 2019). Questo, ovviamente, significherà un ritmo piuttosto frenetico tra riunioni, assemblee e confronti, mantenendo come “mantra” il sentimento di unità che, come spiegato anche dal premier italiano, Paolo Gentiloni, deve essere mantenuto a beneficio di tutti: “La sfida non è solo quella di gestire bene il negoziato col Regno Unito, ma quella di rilanciare l’unità nei prossimi mesi… Questo non dipende solo dalla nostra unità, ma anche dalla capacità della Ue di cambiare su alcuni dossier fondamentali per l’Unione”. E, in merito alla separazione vera e propria, il presidente del Consiglio ribadisce la “complicazione tecnica-economica straordinaria” che deriverà dall’addio della Gran Bretagna ma, come da lui stesso affermato, per l’Italia non ci sono grandi pericoli: “In questa complicazione noi difendiamo gli interessi italiani, difendiamo gli interessi dei nostri cittadini nel Regno Unito, e difendiamo l’unità dell’Unione”.