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Brexit, no-deal o rinvio

Prosegue a ritmo di cavalleria l'aggiornamento sul caso Brexit. Caso, perché ormai rischia di diventare tale. Trascorso nemmeno un giorno dall'inversione di marcia di Jeremy Corbyn sull'eventuale referendum bis, al quale ora si dice favorevole, Theresa May sembra fortemente orientata a portare il suo Paese fuori dall'Europa ma a farlo più in là, con un po' più di tempo e, soprattutto, di margine di manovra. Questo sostanzialmente per due motivi: il primo, e più logico, allontanare il fantasma del no deal, in agguato al di là del limite ultimo del 29 marzo; l'altro, è sempre quello di convincere il Parlamento britannico che il suo accordo è il migliore e che l'ipotesi del secondo referendum sarebbe la soluzione sbagliata. Un modo, per Theresa May, anche per arginare lo spauracchio dell'emendamento a firma della deputata Yvette Cooper che, dovesse in qualche modo passare, ridurrebbe per May i tempi in modo sostanziale, costringendola di fatto a far passare il suo piano in Parlamento entro il 13 marzo. In caso contrario, dovrebbe cedere il passo al Parlamento stesso.

Opzioni sul tavolo

Una situazione che May cerca di evitare e la strategia adottata (ovvero quella di chiedere un rinvio) potrebbe incredibilmente rivelarsi azzeccata, da una parte perché l'Europa potrebbe quasi sicuramente accettarla, dall'altra perché andrebbe probabilmente a ricompattare il fronte Tory, fin qui disgregato da addii, falchi e rapporti al limite con gli alleati del Dup, davanti alla mossa a sorpresa di Corbyn sull'eventuale nuova consultazione popolare. Non tanto un puzzle, quanto piuttosto un gioco del 15, con poco tempo per mettere in ordine tutte le tessere mescolate e far apparire l'immagine: in audizione alla Camera, May insiste sul fatto che l'intesa con l'Ue è possibile, che a Sharm-el-Shieik ha parlato con Juncker e Tusk e che le discussioni sul backstop proseguono, con addirittura qualche possibilità che la questione non sia così definita come riportato fin qui e che si lavora per “possibili soluzioni alternative”.

May: “No deal? Ne faremo un successo”

Intanto, come da obbligo per emendamento approvato ai Comuni, May ha messo sul tavolo tutti i possibili scenari di una Brexit senza accordo. Prospettive non certo rosee ma che, per la premier, non impedirebbero al governo di trasformarle in situazioni positive per il Paese. Forse perché, in tutto il mare magnum di incontri, audizioni e piani vari, Theresa May ha avuto modo di pensare anche a cosa succederebbe nel caso peggiore, prendendo, o meglio, preparando magari qualche contromisura. Di sicuro, la premier è certa che, qualora dovesse essere necessario, il governo britannico “farà del no deal un successo”. L'opzione non l'ha esclusa ma, sicuramente, l'augurio dell'esecutivo è che non debba rivelarsi davvero necessaria.

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