Nessun visto necessario per quanti, nel periodo post-Brexit, entreranno nel Regno Unito per lavorare, studiare . Lo ha riferito il “Times”, riportando quella che, secondo l’agenzia britannica, sarebbe l’intento del governo May sul sistema dell’immigrazione nei mesi immediatamente successivi alla fatidica data del marzo 2019, quando gli effetti dell’uscita dall’Unione europea saranno definitivi per la Gran Bretagna. Un lasso di tempo durante il quale, coloro che vorranno approdare oltremanica per esigenze lavorative o come semplici studenti, dovranno semplicemente effettuare regolare registrazione presso l’Home office. Apertura ancora maggiore, invece, per i viaggiatori Ue, per i quali non sarà necessario il visto. Una linea d’azione che, al di là del Canale, ha fatto storcere il naso a buona parte dell’opposizione, con in prima fila l’Ukip di Nigel Farage, secondo il quale quella di Londra può essere letta come l’ennesimo “inchino” a Bruxelles.
Brexit, no al confine irlandese
Favorevole, invece, il conservatore Andrew Bridgen: “Le stesse restrizioni varrebbero poi per i britannici che visitano il continente – ha detto – vi sembra possibile avere un sistema di visti per fare un fine settimana a Parigi?”. Una linea “morbida”, quella del governo, che ha interessato anche la questione dei confini interni, con la decisione di non porre barriere sulla linea ideale che separa la Repubblica d’Irlanda dall’Ulster, affiliata al Regno Unito, con i 500 chilometri che intercorrono dal Mare d’Irlanda al Canale del Nord che resteranno l’unico punto di contatto esistente tra UK e resto d’Europa. Una scelta giustificata dal ministro della Brexit, David Davis, il quale ha spiegato che “la nostra priorità deve essere la tutela degli accordi di Belfast, e dobbiamo quindi fare in modo che il confine di terra sia il più aperto possibile sia per le persone che per le imprese”. Lo stesso Davis, a proposito delle trattative sull’uscita dall’Ue, aveva ricevuto gli attacchi del suo ex capostaff, James Chapman, il quale ne aveva messo in risalto una presunta indolenza, sostenendo “fin dal primo giorno ha lavorato tre giorni alla settimana”.
Bruxelles: “Unione doganale? Fantasia”
A proposito della questione doganale, nella giornata di ieri da Bruxelles era stata seccamente respinta l’ipotesi di un’unione di questo tipo con la Gran Bretagna, definita dall’europarlamentare Guy Verhofstadt come “una fantasia”, dal momento che “la prima cosa da fare è assicurare i diritti dei cittadini e trovare un accordo finanziario”. Un segno concreto di come Bruxelles non intenda arretrare sulla definizione dei termini della Brexit, precisando che non entrerà nel merito delle future partnership del Regno Unito senza aver prima definito in toto l’argomento uscita. Un contesto che, magari, potrebbe aver avuto un ruolo nella linea di Londra sulla questione visti.