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Brexit, i deputati Gb: “Cina e Russia dietro attacchi hacker prima del referendum”

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Lo scorso sette giugno, il sito governativo che consentiva ai britannici di registrarsi per poi partecipare al referendum sulla Brexit collassò. Con la pagina web del sito offline, il governo fu costretto, 100 minuti prima della scadenza, a prorogare il termine per la registrazione al voto referendario. In un primo momento le autorità dichiararono che a causare il tilt del portale fu l’elevato numero di accessi all’ultimo minuto, un picco senza precedenti. Infatti solo nell’ultimo giorno disponibile, circa 500mila persone cercarono di registrarsi.

L’ipotesi di un attacco hacker

Ma la spiegazione che venne data all’epoca potrebbe non corrispondere a ciò che realmente accadde. Infatti la Camera dei Comuni britannica, in particolare la Commissione Affari Costituzionali, sta verificando la possibilità che il momentaneo non funzionamento del sito governativo possa essere stato causato da interferenze di hacker russi e cinesi. Questa ipotesi arriva dopo i sospetti di una forte interferenza russa sia sulla campagna presidenziale americana che in quella francese.

Il rapporto della Commissione svelato dal Guardian

Il rapporto della Commissione, rivelato dal “Guardian”, sostiene che potrebbe esserci stato un attacco DDOS (Distributed Denial-of Service): si tratta dell’attacco informatico più diffuso per mettere offline un sito Internet, un’offensiva coordinata, un bombardamento di richieste verso il server che ospita il sito, da parte di una serie di computer infetti controllati in remoto che costituiscono la cosiddetta “botnet”. In realtà la Commissione britannica non ha identificato assolutamente un responsabile, ma fa notare che sia la Russia che la Cina “usano un approccio cognitivo basato sull’analisi della psicologia di massa e di come ‘utilizzare’ i singoli individui”.

Gli attacchi hacker in Gran Bretagna

La Gran Bretagna è colpita da decine di attacchi informatici ogni mese, anche da parte di hacker russi che tentano di rubare segreti in materia di difesa e politica estera, ha rivelato Ciaran Martin, il nuovo responsabile del Centro cyber-sicurezza nazionale. Il capo del Foreign Office, Philip Hammond, ha rivelato di recente che il Centro ha bloccato 34.550 attacchi potenziali ai ministeri nei sei mesi a cavallo tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017: una media di 200 casi al giorno.

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